Ed alla fine anche il mio vecchio amico Lino se ne va...........
Tute Dainese, addio all’Italia
E il paese più ricco ha paura
Ottanta esuberi, cig per 120, produzione all’estero Molvena, primatista veneto del reddito, scopre la crisi
MOLVENA (Vicenza) – Più che un pit stop, questa volta per il marchio Dainese è un vero e proprio stop, almeno per la produzione in Italia. Prima i mesi di difficoltà sul mercato dell’abbigliamento per motociclisti, ora l’accordo firmato con Provincia e sindacati: con l’intesa, che prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per 120 dipendenti e fra dodici mesi la mobilità e il licenziamento per circa 80 di questi, si spezza un’icona del Veneto più ricco. Improvvisamente la crisi globale arriva anche a Molvena, il Comune che detiene da anni il primato regionale del reddito medio per abitante più elevato, e coinvolge anche un simbolo dell’imprenditoria illuminata e innovatrice, quel marchio di cui è patron Lino Dainese, noto anche come mecenate e amante dell’arte contemporanea e della cultura.
L’azienda vicentina, che possiede anche i marchi Mavet e Agv, produce abbigliamento per motociclisti e caschi: fra i più famosi ad indossare le sue tute c’è il campione Valentino Rossi. Lo stabilimento della Pedemontana vicentina conta 250 addetti, di cui un centinaio operai, per lo più donne, e realizza il top di gamma delle tute. Dainese ha due stabilimenti anche in Tunisia, e in tutto arriva a 500 addetti. I numeri di bilancio 2008, anche se in forte contrazione rispetto all’esercizio precedente, erano ancora positivi: 105 milioni di euro di ricavi, un margine operativo lordo di 10,2 milioni e un utile di 700 mila euro, seppur con un certo indebitamento, 33,2 milioni di posizione finanziaria netta negativa. «Nel 2009 la crisi ha picchiato duro sul settore motociclistico, in particolare sul mercato dei prodotti per moto superiori ai 300 cc – spiega Giuseppe Sforza, segretario regionale della Filcem Cgil - a Molvena un centinaio di dipendenti ha fatto cassa integrazione ordinaria da marzo a venerdì scorso, quando dopo due mesi di trattative abbiamo firmato l’accordo. Di fatto va a cessare la produzione di tute in Italia, eccetto una ristretta nicchia di qualche centinaio di capi. Il piano industriale presentato, comunque, ci sembra valido e l’azienda prevede di mettere in produzione entro fine anno le tute-airbag, ma questo comporterà solo l’assunzione di qualche tecnico. A noi hanno riferito che nel 2009 c’è stato un calo di fatturato del 25%, ma nel 2010 potrebbe andare ancora peggio: siamo molto preoccupati, inutile negarlo».
Dainese, secondo l’accordo siglato con Cisl e Cgil metterà duemila euro di incentivo da investire in formazione per ogni dipendente in cassa integrazione che decidesse di avviare un percorso di riqualificazione professionale, «con la speranza di ridurre le mobilità» osserva Sforza. È comunque una magra consolazione per un paese come Molvena, abituato a elevati tenori di vita cui da anni il marchio Dainese contribuisce. Infatti ancora nel 2008, a fronte di un reddito medio veneto di 17.132 euro, il piccolo Comune si piazzava in testa alla regione con 23.428 euro. «Molvena è e resta il cuore della Dainese – precisa l’amministratore delegato Franco Scanagatta – il ridisegno organizzativo però, richiede la trasformazione dello stabilimento da sede meramente produttiva a sede di progettazione. L’azienda si vede costretta, suo malgrado, a un intervento di ridimensionamento del personale, che toccherà circa 80 dipendenti: saranno utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali possibili. L’obiettivo – conclude - resta quello di confermare alla Dainese un ruolo di leader nel settore della ricerca nelle settore protezioni degli sport dinamici».
Andrea Alba
18 gennaio 2010
E il paese più ricco ha paura
Ottanta esuberi, cig per 120, produzione all’estero Molvena, primatista veneto del reddito, scopre la crisi
MOLVENA (Vicenza) – Più che un pit stop, questa volta per il marchio Dainese è un vero e proprio stop, almeno per la produzione in Italia. Prima i mesi di difficoltà sul mercato dell’abbigliamento per motociclisti, ora l’accordo firmato con Provincia e sindacati: con l’intesa, che prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per 120 dipendenti e fra dodici mesi la mobilità e il licenziamento per circa 80 di questi, si spezza un’icona del Veneto più ricco. Improvvisamente la crisi globale arriva anche a Molvena, il Comune che detiene da anni il primato regionale del reddito medio per abitante più elevato, e coinvolge anche un simbolo dell’imprenditoria illuminata e innovatrice, quel marchio di cui è patron Lino Dainese, noto anche come mecenate e amante dell’arte contemporanea e della cultura.
L’azienda vicentina, che possiede anche i marchi Mavet e Agv, produce abbigliamento per motociclisti e caschi: fra i più famosi ad indossare le sue tute c’è il campione Valentino Rossi. Lo stabilimento della Pedemontana vicentina conta 250 addetti, di cui un centinaio operai, per lo più donne, e realizza il top di gamma delle tute. Dainese ha due stabilimenti anche in Tunisia, e in tutto arriva a 500 addetti. I numeri di bilancio 2008, anche se in forte contrazione rispetto all’esercizio precedente, erano ancora positivi: 105 milioni di euro di ricavi, un margine operativo lordo di 10,2 milioni e un utile di 700 mila euro, seppur con un certo indebitamento, 33,2 milioni di posizione finanziaria netta negativa. «Nel 2009 la crisi ha picchiato duro sul settore motociclistico, in particolare sul mercato dei prodotti per moto superiori ai 300 cc – spiega Giuseppe Sforza, segretario regionale della Filcem Cgil - a Molvena un centinaio di dipendenti ha fatto cassa integrazione ordinaria da marzo a venerdì scorso, quando dopo due mesi di trattative abbiamo firmato l’accordo. Di fatto va a cessare la produzione di tute in Italia, eccetto una ristretta nicchia di qualche centinaio di capi. Il piano industriale presentato, comunque, ci sembra valido e l’azienda prevede di mettere in produzione entro fine anno le tute-airbag, ma questo comporterà solo l’assunzione di qualche tecnico. A noi hanno riferito che nel 2009 c’è stato un calo di fatturato del 25%, ma nel 2010 potrebbe andare ancora peggio: siamo molto preoccupati, inutile negarlo».
Dainese, secondo l’accordo siglato con Cisl e Cgil metterà duemila euro di incentivo da investire in formazione per ogni dipendente in cassa integrazione che decidesse di avviare un percorso di riqualificazione professionale, «con la speranza di ridurre le mobilità» osserva Sforza. È comunque una magra consolazione per un paese come Molvena, abituato a elevati tenori di vita cui da anni il marchio Dainese contribuisce. Infatti ancora nel 2008, a fronte di un reddito medio veneto di 17.132 euro, il piccolo Comune si piazzava in testa alla regione con 23.428 euro. «Molvena è e resta il cuore della Dainese – precisa l’amministratore delegato Franco Scanagatta – il ridisegno organizzativo però, richiede la trasformazione dello stabilimento da sede meramente produttiva a sede di progettazione. L’azienda si vede costretta, suo malgrado, a un intervento di ridimensionamento del personale, che toccherà circa 80 dipendenti: saranno utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali possibili. L’obiettivo – conclude - resta quello di confermare alla Dainese un ruolo di leader nel settore della ricerca nelle settore protezioni degli sport dinamici».
Andrea Alba
18 gennaio 2010
Commenti
Non sono razzista ma queste logiche le capisco poco.
Ormai nessuno vuole vedere diminuire gli utili e la cosa più semplice per mantenerli alti è tagliare le spese, peccato che le spese come le chiamano loro sono persone.
Che dire, difficile capire con un utile di 100 milioni come fare a mandare in cassa integrazione le persone. Il peggio è per quelle povere 80 persone che perderanno inesorabilmente il lavoro, un marchio Italiano che licenza Italiani e non Tunisini.
Non sono razzista ma queste logiche le capisco poco.
Ormai nessuno vuole vedere diminuire gli utili e la cosa più semplice per mantenerli alti è tagliare le spese, peccato che le spese come le chiamano loro sono persone.
[/quote]
Stessa logica di FIAT e moltissimi altri "industriali" italiani osannati dai contrarian.
Come la mettiamo quanod queste persone, nord o sud che siano, non riusciranno più a mangiare almeno una volta al giorno??
Cosa faranno????