le mamme segrete
Figli lasciati in ospedale crescono le madri segrete
Inrassegna stampa su 10 giugno 2011 a 06:54
di Maria Novella de Luca, Repubblica
Si chiamano “madri segrete”. Arrivano dalle pieghe di un´Italia profonda, emarginata, sommersa, dove vecchie e nuove povertà si fondono. Sono clandestine, immigrate, senza patria, ma anche italiane, giovanissime, a volte poco più che bambine. Donne, ragazze, adolescenti cresciute in fretta, sole, spaventate, violate.Ogni anno di più: partoriscono ma poi il loro bambino non lo riconoscono e lo lasciano in ospedale, affidato alle mani sicure di medici e infermiere. Sono la spia di un´emergenza infanzia nascosta e drammatica: sono infatti oltre 400 l´anno i piccoli che non vengono riconosciuti alla nascita, un tempo si chiamavano “nati indesiderati”, ma il loro numero cresce, nel 2010 soltanto a Roma i casi sono stati 60, il 20% in più dell´anno prima, bambini destinati a veloci adozioni nazionali, soprattutto però se sani e senza difetti, altrimenti la strada si fa più difficile, per i minori con handicap spesso l´unico futuro è l´istituto. Le mamme hanno 3 mesi di tempo per ripensarci, poi basta, per loro quel figlio sarà missing, scomparso, accolto ormai dentro le vite degli altri. Nessuno può né deve chiedere loro nulla, la legge è chiara, sono “parti anonimi”, il bambino resta, la madre biologica scompare.
Firmano e se ne vanno le madri segrete, ombre nei reparti di maternità, dove tutto il resto è invece attesa, gioia. Se ne vanno, curve su se stesse, sole come sono arrivate, con il corpo ancora sconvolto da quella nascita e da quella perdita. Mascia, Alina, Alice, Heiriti, Caterina, Magdalena, Ylenia, Deborah, Sabrina: alcune chiedono di vedere il bambino, altre no, è troppo dura, se lo tieni in braccio poi forse non ti staccherai più… Dietro quella decisione estrema ci sono uomini violenti, religioni intolleranti, famiglie che si vergognano di figlie incinte per sbaglio, prostituzione, clandestinità, la paura di essere espulse, violenze sessuali, non avere né terra né patria e nessuna informazione sull´aborto legale. «Un mese fa ho ricevuto una lettera in una busta chiusa. Era indirizzata ad un neonato ancora senza nome e senza identità. L´aveva lasciata sua madre quella busta, dopo averlo partorito e affidato all´ospedale. Adesso la busta la custodiremo noi, sigillata nel fascicolo di quel bambino che presto sarà dato in adozione… «. Racconta così Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i minori di Roma, un recentissimo caso di parto anonimo, e le sue parole evocano un´Italia arcaica e disperata, un mondo che si pensava scomparso di figli abbandonati, di maternità non volute, di bambine-ragazze sconvolte da gravidanze premature, e di neonati “ignoti” consegnati allo Stato come un tempo venivano affidati alle ruote degli esposti.
Ma come è possibile che nell´Italia dei bambini amati e voluti, delle dramma delle culle vuote, del boom delle adozioni internazionali ci siano ancora sacche di povertà così assolute? E perché queste donne non vengono aiutate prima? La verità è che in Italia c´è una emergenza infanzia sommersa e taciuta. Non solo minori abbandonati, ma anche malnutriti, senza vestiti, senza latte, senza pannolini, senza medicine, come denunciano ormai da anni le associazioni di aiuto per le neo-mamme come «Salvabebè», la Caritas, i Movimenti per la Vita, la Comunità di Sant´Egidio, tra i pochi ad occuparsi della sopravvivenza delle donne in gravidanza, e poi dei primi mesi di vita dei loro neonati. Sono due milioni i bambini poveri nel nostro paese, dice l´Istat, a rischio di fame e malattie, e di questi 700mila hanno tra 0 e 3 anni. Un´emergenza tale che nel giro 15 anni le antiche ruote degli esposti, “rinate” a metà degli anni Novanta sotto forma di modernissime culle termiche collegate ai sensori dei Pronto Soccorso, sono triplicate accanto ai grandi poli ospedalieri e ai centri maternità.
IL DIRITTO ALL´ANONIMATO
Da secoli è possibile per le donne partorire e mantenere nascosta la propria identità. Erano 40mila ogni anno i neonati che nell´Italia di fine Ottocento venivano fatti scivolare nella notte dentro la ruota degli esposti da madri povere e disgraziate, ma anche da donne ricche rimaste incinte fuori dal matrimonio. Migliaia e migliaia di senza famiglia affollavano l´Annunziata di Napoli, l´Istituto degli Innocenti di Firenze, il Santo Spirito di Roma. Oggi sono poche centinaia. Ma il diritto all´anonimato, ribadito nel 1975 proprio con la riforma del diritto di famiglia, è stato rafforzato ancora dal Dpr 396 del 2000, che protegge “l´eventuale volontà della madre di non essere nominata” e sancisce il divieto di fare ricerche sulla paternità.
Il 70% delle madri segrete è composta da donne immigrate («quante badanti messe incinte dai datori di lavoro e poi cacciate», racconta Grazia Passeri, presidente di Salvabebè), il 30% da ragazze italiane, giovanissime, spesso cresciute in aree degradate, marginali, dove una gravidanza precoce (e senza marito) è tutt´oggi una ferita all´onore del clan. Molte, l´82%, restano incinte per la prima volta, al Nord come al Sud, ma la maggioranza di parti anonimi (48,7%) avviene nel Centro Nord, laddove gli ospedali sono grandi, la legge è un po´ più conosciuta, ed è più facile nascondersi tra la folla. «Avere una stima ufficiale dei parti segreti non è facile proprio per la tutela dell´anonimato. L´unica traccia sono le schede di dimissione ospedaliera – spiega Enrico Moretti, dell´Istituto degli Innocenti di Firenze – dove si registra che in quel giorno e a quell´ora c´è stato un parto e che la madre non ha riconosciuto il figlio. Ma non sempre le regioni comunicano i dati, non esiste un´anagrafe degli abbandoni, possiamo dire però con approssimazione che i casi sono circa 350/400 l´anno, in gran parte figli di donne straniere. Questi bambini entrano a far parte delle liste dell´adozione nazionale e in pochi mesi trovano una nuova famiglia: sono infatti 1200 ogni anno i minori dichiarati in stato di abbandono, ma le coppie in attesa sono oltre 7000…”
I MEDICI RACCONTANO
E la conferma di un fenomeno in crescita arriva proprio dai medici. Il Policlinico Casilino è una grande area ospedaliera che si affaccia verso le nuove aree satellite della città, tra la periferia inurbata e quella più estrema. Proprio qui, al Policlinico Casilino, nel 2006 fu installata una delle “culle protette” contro l´abbandono e l´infanticidio dei neonati. «I casi di figli non riconosciuti aumentano di anno in anno – conferma Piermichele Paolillo, direttore del reparto di Neonatologia – e il record è proprio nella nostra struttura, 60 bambini “ignoti” nel 2010 contro i 40-45 degli anni passati. Sono soprattutto figli di immigrate, in questo momento abbiamo due gemelline, nate premature ma in buona salute. Purtroppo i piccoli lasciati in ospedale, e quindi al sicuro, sono soltanto la punta dell´iceberg di una tragedia più vasta: sono decine i bambini partoriti in segreto e abbandonati chissà dove, di cui non sapremo mai nulla… «. «A Napoli in questo momento abbiamo due bambini, uno è sano, l´altro ha dei problemi – aggiunge Roberto Paludetto, primario del reparto di Neonatologia al Policlinico Federico II – ma i numeri sono in rialzo. E nei nostri ospedali le mamme anonime non sono immigrate ma italiane e giovanissime». Appunto. Chi sono, dove vivono queste donne così disperate da abbandonare il loro bambino in ospedale quando va bene, in un cassonetto o tra i canneti di un fiume quando va male? Non hanno famiglia, amici, compagni?
STORIE DI MAMME SEGRETE
Marina Secchi fa l´assistente sociale tra i centri di volontariato che raccolgono il bacino depresso delle aree romane di Tor Bella Monaca, Torre Angela, Lunghezza. Zone ad alto tasso di dispersione scolastica, delinquenza giovanile, campi nomadi, slum metropolitani, e sempre di più gravidanze adolescenziali. Ha i capelli bianchi e lo sguardo sereno: ascoltarla è come affacciarsi su un mondo di vite a perdere, tra le ultime delle ultime. « Ricordo Magdalena, moldava: il figlio della sua badante l´aveva messa incinta e poi abbandonata. Lei aveva un marito e altri figli a Chisinau, non sapeva che fare… Ricordo Mina, aveva 16 anni, tossicodipendente e ammalata di Aids: la sua bambina è nata in crisi di astinenza e sieropositiva, ma in pochi mesi si è negativizzata ed è stata subito adottata. Credo purtroppo – dice Marina Secchi – che Mina sia morta. Ricordo Alice, 17 anni, abitava a Tor Bella Monaca, noi dei servizi la conoscevamo bene: aveva superato i termini per l´aborto, ma forse con quel figlio avrebbe trovato radici… E poi Zaira, colf egiziana: non so come avesse fatto a nascondere la gravidanza ai suoi datori di lavoro, che forse l´avrebbero anche aiutata: ha avuto un bambino prematuro e cerebroleso. Non ha voluto vederlo…Ma Davide, così l´avevamo chiamato noi, è stato miracolosamente adottato, dopo essere rimasto per otto mesi in ospedale. In più di vent´anni di lavoro ho incontrato almeno una ventina di donne che hanno fatto questa scelta e la metà erano minorenni. La legge è chiara: bisogna rispettare la decisione, ma anche far sapere loro che potrebbero andare in casa famiglia, e che soprattutto possono ripensarci… ».
Però ci vuole delicatezza, e non sempre avviene, spiega ancora Marina Secchi. «Ho visto donne trattate male dalle infermiere, dalle altre gestanti, ma soprattutto lasciate nella stessa stanza con le partorienti “normali”. Pensate che crudeltà far entrare in contatto madri con destini così diversi». Storie attuali eppure drammaticamente arcaiche. Come quella di I. che forse si chiama Irina, messa incinta dal suo protettore. «Aveva promesso di sposarmi, per questo non ho abortito e ho lasciato che la gravidanza avanzasse. Quando ormai era troppo tardi – Irina parla con il viso schermato in un filmato raccolto dall´assistente sociale – ho capito che voleva solo il bambino, per farne qualcosa di brutto…Un´amica mi ha aiutata a scappare, sono stata in una casa del Comune fino al parto. Ma la bambina l´ho lasciata lì, in ospedale. So soltanto che era bionda e con gli occhi blu. Ma tutti i neonati hanno gli occhi blu, vero?».
«In realtà – spiega la ginecologa Alessandra Kustermann, primario alla clinica Mangiagalli di Milano – non è facile entrare in contatto con le donne che fanno questa scelta: spesso arrivano tardi rispetto ai tempi dell´aborto, o durante i mesi della gestazione si accorgono di non potercela fare. Oppure, ed è frequente, i piccoli hanno malformazioni gravi, danni cerebrali. Ho però conosciuto una ragazza rimasta incinta dopo una violenza sessuale – racconta Alessandra Kustermann – molto cattolica e lucida che decise consapevolmente di far nascere e poi dare in adozione suo figlio, pur potendolo mantenere. Era una ragazza forte ed equilibrata, ma ricordo il suo dolore. L´abbandono è sempre vissuto come una violenza, come un´ingiustizia, credo che molte portino dentro di sé per tutta la vita il fantasma di quel figlio». «Conosco la disperazione di queste donne e ne ho viste alcune tornare indietro a cercare il figlio che avevano lasciato – aggiunge Melita Cavallo – ma quasi sempre sono ripensamenti tardivi. C´è stato un caso però in cui di fronte all´autentico dolore di una madre, abbiamo mutato un´adozione legittimante in un´adozione speciale, in modo che pur saltuariamente quella donna potesse ogni tanto rivedere il suo bambino».
Una legge imperfetta
Maria Grazia Passeri nel 1992 ha fondato l´associazione “Salvabebè, salvamamme”, organizzazione di puro volontariato che sostiene le donne durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino. Latte, pannolini, vestiti, assistenza medica, legale, psicologica. «Oggi nei nostri centri forniamo corredi e aiuti alimentari per cinquemila mamme e ottomila neonati, il 20% sono italiani, ma l´emergenza cresce e i fondi sono sempre più scarsi. La legge sul parto anonimo è una buona legge ma non basta. Perché permette di partorire in ospedale e di non riconoscere il figlio, ma in realtà non tutela davvero l´anonimato». Proprio a cominciare dall´ospedale, dove la segretezza, dice la presidente di “Salvamamme”, non è affatto garantita. «Queste donne sono perseguitate, in fuga. Chi le nasconde? Chi le aiuta quando il momento di partorire si avvicina e l´unica soluzione a cui pensano è quella di abbandonare il neonato in un cassonetto? La risposta è semplice. Bisogna tappezzare proprio i cassonetti di tutta Italia con le istruzioni sul parto anonimo, con gli indirizzi delle “ruote” e con quelli dei consultori. Sono donne povere, straniere, colf, badanti: sono isolate, senza informazioni. Però almeno una volta al giorno questo è certo – conclude Maria Grazia Passeri – andranno a buttare la spazzatura, e vedranno quel volantino in più lingue, scoprendo così di avere ancora una via d´uscita: tenere con sé il bambino, farlo adottare da altri, chiedere aiuto. In ogni caso scelte di vita».
Inrassegna stampa su 10 giugno 2011 a 06:54
di Maria Novella de Luca, Repubblica
Si chiamano “madri segrete”. Arrivano dalle pieghe di un´Italia profonda, emarginata, sommersa, dove vecchie e nuove povertà si fondono. Sono clandestine, immigrate, senza patria, ma anche italiane, giovanissime, a volte poco più che bambine. Donne, ragazze, adolescenti cresciute in fretta, sole, spaventate, violate.Ogni anno di più: partoriscono ma poi il loro bambino non lo riconoscono e lo lasciano in ospedale, affidato alle mani sicure di medici e infermiere. Sono la spia di un´emergenza infanzia nascosta e drammatica: sono infatti oltre 400 l´anno i piccoli che non vengono riconosciuti alla nascita, un tempo si chiamavano “nati indesiderati”, ma il loro numero cresce, nel 2010 soltanto a Roma i casi sono stati 60, il 20% in più dell´anno prima, bambini destinati a veloci adozioni nazionali, soprattutto però se sani e senza difetti, altrimenti la strada si fa più difficile, per i minori con handicap spesso l´unico futuro è l´istituto. Le mamme hanno 3 mesi di tempo per ripensarci, poi basta, per loro quel figlio sarà missing, scomparso, accolto ormai dentro le vite degli altri. Nessuno può né deve chiedere loro nulla, la legge è chiara, sono “parti anonimi”, il bambino resta, la madre biologica scompare.
Firmano e se ne vanno le madri segrete, ombre nei reparti di maternità, dove tutto il resto è invece attesa, gioia. Se ne vanno, curve su se stesse, sole come sono arrivate, con il corpo ancora sconvolto da quella nascita e da quella perdita. Mascia, Alina, Alice, Heiriti, Caterina, Magdalena, Ylenia, Deborah, Sabrina: alcune chiedono di vedere il bambino, altre no, è troppo dura, se lo tieni in braccio poi forse non ti staccherai più… Dietro quella decisione estrema ci sono uomini violenti, religioni intolleranti, famiglie che si vergognano di figlie incinte per sbaglio, prostituzione, clandestinità, la paura di essere espulse, violenze sessuali, non avere né terra né patria e nessuna informazione sull´aborto legale. «Un mese fa ho ricevuto una lettera in una busta chiusa. Era indirizzata ad un neonato ancora senza nome e senza identità. L´aveva lasciata sua madre quella busta, dopo averlo partorito e affidato all´ospedale. Adesso la busta la custodiremo noi, sigillata nel fascicolo di quel bambino che presto sarà dato in adozione… «. Racconta così Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i minori di Roma, un recentissimo caso di parto anonimo, e le sue parole evocano un´Italia arcaica e disperata, un mondo che si pensava scomparso di figli abbandonati, di maternità non volute, di bambine-ragazze sconvolte da gravidanze premature, e di neonati “ignoti” consegnati allo Stato come un tempo venivano affidati alle ruote degli esposti.
Ma come è possibile che nell´Italia dei bambini amati e voluti, delle dramma delle culle vuote, del boom delle adozioni internazionali ci siano ancora sacche di povertà così assolute? E perché queste donne non vengono aiutate prima? La verità è che in Italia c´è una emergenza infanzia sommersa e taciuta. Non solo minori abbandonati, ma anche malnutriti, senza vestiti, senza latte, senza pannolini, senza medicine, come denunciano ormai da anni le associazioni di aiuto per le neo-mamme come «Salvabebè», la Caritas, i Movimenti per la Vita, la Comunità di Sant´Egidio, tra i pochi ad occuparsi della sopravvivenza delle donne in gravidanza, e poi dei primi mesi di vita dei loro neonati. Sono due milioni i bambini poveri nel nostro paese, dice l´Istat, a rischio di fame e malattie, e di questi 700mila hanno tra 0 e 3 anni. Un´emergenza tale che nel giro 15 anni le antiche ruote degli esposti, “rinate” a metà degli anni Novanta sotto forma di modernissime culle termiche collegate ai sensori dei Pronto Soccorso, sono triplicate accanto ai grandi poli ospedalieri e ai centri maternità.
IL DIRITTO ALL´ANONIMATO
Da secoli è possibile per le donne partorire e mantenere nascosta la propria identità. Erano 40mila ogni anno i neonati che nell´Italia di fine Ottocento venivano fatti scivolare nella notte dentro la ruota degli esposti da madri povere e disgraziate, ma anche da donne ricche rimaste incinte fuori dal matrimonio. Migliaia e migliaia di senza famiglia affollavano l´Annunziata di Napoli, l´Istituto degli Innocenti di Firenze, il Santo Spirito di Roma. Oggi sono poche centinaia. Ma il diritto all´anonimato, ribadito nel 1975 proprio con la riforma del diritto di famiglia, è stato rafforzato ancora dal Dpr 396 del 2000, che protegge “l´eventuale volontà della madre di non essere nominata” e sancisce il divieto di fare ricerche sulla paternità.
Il 70% delle madri segrete è composta da donne immigrate («quante badanti messe incinte dai datori di lavoro e poi cacciate», racconta Grazia Passeri, presidente di Salvabebè), il 30% da ragazze italiane, giovanissime, spesso cresciute in aree degradate, marginali, dove una gravidanza precoce (e senza marito) è tutt´oggi una ferita all´onore del clan. Molte, l´82%, restano incinte per la prima volta, al Nord come al Sud, ma la maggioranza di parti anonimi (48,7%) avviene nel Centro Nord, laddove gli ospedali sono grandi, la legge è un po´ più conosciuta, ed è più facile nascondersi tra la folla. «Avere una stima ufficiale dei parti segreti non è facile proprio per la tutela dell´anonimato. L´unica traccia sono le schede di dimissione ospedaliera – spiega Enrico Moretti, dell´Istituto degli Innocenti di Firenze – dove si registra che in quel giorno e a quell´ora c´è stato un parto e che la madre non ha riconosciuto il figlio. Ma non sempre le regioni comunicano i dati, non esiste un´anagrafe degli abbandoni, possiamo dire però con approssimazione che i casi sono circa 350/400 l´anno, in gran parte figli di donne straniere. Questi bambini entrano a far parte delle liste dell´adozione nazionale e in pochi mesi trovano una nuova famiglia: sono infatti 1200 ogni anno i minori dichiarati in stato di abbandono, ma le coppie in attesa sono oltre 7000…”
I MEDICI RACCONTANO
E la conferma di un fenomeno in crescita arriva proprio dai medici. Il Policlinico Casilino è una grande area ospedaliera che si affaccia verso le nuove aree satellite della città, tra la periferia inurbata e quella più estrema. Proprio qui, al Policlinico Casilino, nel 2006 fu installata una delle “culle protette” contro l´abbandono e l´infanticidio dei neonati. «I casi di figli non riconosciuti aumentano di anno in anno – conferma Piermichele Paolillo, direttore del reparto di Neonatologia – e il record è proprio nella nostra struttura, 60 bambini “ignoti” nel 2010 contro i 40-45 degli anni passati. Sono soprattutto figli di immigrate, in questo momento abbiamo due gemelline, nate premature ma in buona salute. Purtroppo i piccoli lasciati in ospedale, e quindi al sicuro, sono soltanto la punta dell´iceberg di una tragedia più vasta: sono decine i bambini partoriti in segreto e abbandonati chissà dove, di cui non sapremo mai nulla… «. «A Napoli in questo momento abbiamo due bambini, uno è sano, l´altro ha dei problemi – aggiunge Roberto Paludetto, primario del reparto di Neonatologia al Policlinico Federico II – ma i numeri sono in rialzo. E nei nostri ospedali le mamme anonime non sono immigrate ma italiane e giovanissime». Appunto. Chi sono, dove vivono queste donne così disperate da abbandonare il loro bambino in ospedale quando va bene, in un cassonetto o tra i canneti di un fiume quando va male? Non hanno famiglia, amici, compagni?
STORIE DI MAMME SEGRETE
Marina Secchi fa l´assistente sociale tra i centri di volontariato che raccolgono il bacino depresso delle aree romane di Tor Bella Monaca, Torre Angela, Lunghezza. Zone ad alto tasso di dispersione scolastica, delinquenza giovanile, campi nomadi, slum metropolitani, e sempre di più gravidanze adolescenziali. Ha i capelli bianchi e lo sguardo sereno: ascoltarla è come affacciarsi su un mondo di vite a perdere, tra le ultime delle ultime. « Ricordo Magdalena, moldava: il figlio della sua badante l´aveva messa incinta e poi abbandonata. Lei aveva un marito e altri figli a Chisinau, non sapeva che fare… Ricordo Mina, aveva 16 anni, tossicodipendente e ammalata di Aids: la sua bambina è nata in crisi di astinenza e sieropositiva, ma in pochi mesi si è negativizzata ed è stata subito adottata. Credo purtroppo – dice Marina Secchi – che Mina sia morta. Ricordo Alice, 17 anni, abitava a Tor Bella Monaca, noi dei servizi la conoscevamo bene: aveva superato i termini per l´aborto, ma forse con quel figlio avrebbe trovato radici… E poi Zaira, colf egiziana: non so come avesse fatto a nascondere la gravidanza ai suoi datori di lavoro, che forse l´avrebbero anche aiutata: ha avuto un bambino prematuro e cerebroleso. Non ha voluto vederlo…Ma Davide, così l´avevamo chiamato noi, è stato miracolosamente adottato, dopo essere rimasto per otto mesi in ospedale. In più di vent´anni di lavoro ho incontrato almeno una ventina di donne che hanno fatto questa scelta e la metà erano minorenni. La legge è chiara: bisogna rispettare la decisione, ma anche far sapere loro che potrebbero andare in casa famiglia, e che soprattutto possono ripensarci… ».
Però ci vuole delicatezza, e non sempre avviene, spiega ancora Marina Secchi. «Ho visto donne trattate male dalle infermiere, dalle altre gestanti, ma soprattutto lasciate nella stessa stanza con le partorienti “normali”. Pensate che crudeltà far entrare in contatto madri con destini così diversi». Storie attuali eppure drammaticamente arcaiche. Come quella di I. che forse si chiama Irina, messa incinta dal suo protettore. «Aveva promesso di sposarmi, per questo non ho abortito e ho lasciato che la gravidanza avanzasse. Quando ormai era troppo tardi – Irina parla con il viso schermato in un filmato raccolto dall´assistente sociale – ho capito che voleva solo il bambino, per farne qualcosa di brutto…Un´amica mi ha aiutata a scappare, sono stata in una casa del Comune fino al parto. Ma la bambina l´ho lasciata lì, in ospedale. So soltanto che era bionda e con gli occhi blu. Ma tutti i neonati hanno gli occhi blu, vero?».
«In realtà – spiega la ginecologa Alessandra Kustermann, primario alla clinica Mangiagalli di Milano – non è facile entrare in contatto con le donne che fanno questa scelta: spesso arrivano tardi rispetto ai tempi dell´aborto, o durante i mesi della gestazione si accorgono di non potercela fare. Oppure, ed è frequente, i piccoli hanno malformazioni gravi, danni cerebrali. Ho però conosciuto una ragazza rimasta incinta dopo una violenza sessuale – racconta Alessandra Kustermann – molto cattolica e lucida che decise consapevolmente di far nascere e poi dare in adozione suo figlio, pur potendolo mantenere. Era una ragazza forte ed equilibrata, ma ricordo il suo dolore. L´abbandono è sempre vissuto come una violenza, come un´ingiustizia, credo che molte portino dentro di sé per tutta la vita il fantasma di quel figlio». «Conosco la disperazione di queste donne e ne ho viste alcune tornare indietro a cercare il figlio che avevano lasciato – aggiunge Melita Cavallo – ma quasi sempre sono ripensamenti tardivi. C´è stato un caso però in cui di fronte all´autentico dolore di una madre, abbiamo mutato un´adozione legittimante in un´adozione speciale, in modo che pur saltuariamente quella donna potesse ogni tanto rivedere il suo bambino».
Una legge imperfetta
Maria Grazia Passeri nel 1992 ha fondato l´associazione “Salvabebè, salvamamme”, organizzazione di puro volontariato che sostiene le donne durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino. Latte, pannolini, vestiti, assistenza medica, legale, psicologica. «Oggi nei nostri centri forniamo corredi e aiuti alimentari per cinquemila mamme e ottomila neonati, il 20% sono italiani, ma l´emergenza cresce e i fondi sono sempre più scarsi. La legge sul parto anonimo è una buona legge ma non basta. Perché permette di partorire in ospedale e di non riconoscere il figlio, ma in realtà non tutela davvero l´anonimato». Proprio a cominciare dall´ospedale, dove la segretezza, dice la presidente di “Salvamamme”, non è affatto garantita. «Queste donne sono perseguitate, in fuga. Chi le nasconde? Chi le aiuta quando il momento di partorire si avvicina e l´unica soluzione a cui pensano è quella di abbandonare il neonato in un cassonetto? La risposta è semplice. Bisogna tappezzare proprio i cassonetti di tutta Italia con le istruzioni sul parto anonimo, con gli indirizzi delle “ruote” e con quelli dei consultori. Sono donne povere, straniere, colf, badanti: sono isolate, senza informazioni. Però almeno una volta al giorno questo è certo – conclude Maria Grazia Passeri – andranno a buttare la spazzatura, e vedranno quel volantino in più lingue, scoprendo così di avere ancora una via d´uscita: tenere con sé il bambino, farlo adottare da altri, chiedere aiuto. In ogni caso scelte di vita».
Commenti
Che tristezza questa mail...
Anche da noi c'e' emergenza,,soprattutto per gli aborti, anche se siamo in una piccola cittadina sperduta tra le dolomiti...
Mi si stringe il cuore per quelle donne e per quei bambini che sono tanti...
Io ho avuto modo di conoscere i volontari che lavorano a Bologna e ti assicuro che le storie che ho sentito sono molto forti...
Mi auguro che queste donne trovino la forza di andare avanti, di capire che quei bambini sono il loro piccolo grande miracolo di vita che a noi donne è stato affidato e che possano trovare sempre piu' persone che abbiano voglia di aiutarle...:)
BACI
non riesco nemmeno ad immaginare la solitudine interiore di queste donne, che, come giustamente si scrive sono vuoti a perdere.
Di infanzia si parla molto, spesso a sproposito, pensando più al prototipo edulcorato delle trasmissioni di canale 5, ma si conosce poco.
C'è un mondo sommerso di miseria, quella vera, economica, culturale e relazionale che da i brividi.
io l'ho messo su xche' e' una realta' che deve essere conosciuta!
e' molto piu' interessante x i politici e loro seguaci tirarsi i capelli per l'aborto o sulla pillola RU486.. questo fa politica e interessa ai politici perche' ci sono gli aggangi con le case farmaceutiche,perche' c'e' l'etica della chiesa e questo porta voti.
piu' interessante parlare di ruby,di trans,di moda,dell'ultimo vincitore di qualche reality
chi se ne importa se ci sono donne disperate che non sanno come portare avanti la gravidanza,
o se non possono dare un futuro ai loro bimbi,
chi se ne importa se non puoi avere figli e devi andare all'estero per adottarne uno,
chi se ne importa se non posso fare in Italia un'inseminazione se hai soldi la fai in un altro stato
se faccio parte del movimento per la vita cerco di convincerti di non abortire, poi dopo il primo anno del bimbo,dimentico ogni promessa e ti lascio sola..che importa cosa farai dopo, l'importante e' che non ci sia un aborto in piu'.
chi se ne importa se un bimbo non ha da vestirsi o non puo' mangiare
un bimbo con la sua mamma chiede l'elemosina?bene, gli do un euro e ho fatto la mia opera buona della giornata
Veramente desolante tutto !
GRANDI le donne che decidono,malgrado le difficolta' a portare avanti la loro gravidanza e anche GRANDI le donne che decidono di interrompere tutto, 1 cosa hanno in comune:la solitudine, ha detto bene Trilli.
dovremmo essere un po' piu' umani e cercare di aiutare queste persone, non pensare sempre al lato economico...
...stiamo costruendo una societa' spietata e poi...ci lamentiamo dell'educazione dei nostri bambini senza renderci conto che sono il nostro riflesso!:|
:P
Non dimenticare però che ci sono, persone invisibili, che nel loro piccolo cercano con onestà e con magari solo un sorriso, di far spuntare il sole, anche solo uno sprazzo di luce, in una giornata nera come il carbone.
É vero molte donne (anche molti uomini) restano sole ad affrontare problemi che sono impensabili ma è anche vero che ci sono poche, ma ci sono, che vengono aiutate, comprese, e sopratutto non giudicate da quegli/quelle "invisibili" che, magari dopo una giornata di lavoro con persone moleste sono li pronte a donare quel sorriso.
É vero si legge dai giornali solo schifo anzi Schifo con la s maiuscola e vien voglia di vomitare come ad esempio le storie dei preti pedofili......però è anche vero che ci sono preti invisibili che sono sempre pronti a rialzare con un gesto una parola chi è nella difficoltà e non occorre andare tanto lontano per vederli....
L'importante credo rimparare a vedere con gli occhi i miliardi di miracoli che ogni giorno ci capitano davanti e magari non riusciamo a vederli perchè vediamo solo e sempre il marcio che ci circonda.
scusatemi per l'intrusione
buon fine settimana
ma c'è anche chi ha abortito(parlo x conoscenza del caso) obbligatoriamente sia da parte della famiglia che del datore di lavoro..questa donna poi alla giovane età di 37 anni si vede costretta a subire l'asportazione dell'utero x tumore e quindi anche la possibilità di poter avere il suo secondo figlio/a..questa donna ne ha sofferto fino ad arrivare all'esaurimento ..ora si stà riprendendo piano piano..io che la conosco benissimo so quanto ci soffre..( anche se sono passati quasi 10 anni dal fattaccio)ma x la gente sembra che sia la donna + felice di questo mondo..solo xkè sa sorridere con le labbra ma i suoi okki..sn talmente tristi che fa tenerezza...quindi io mi domando...ben venga la scelta dell'anonimato,ma con essa dare la possibilità ad altre donne di prendersi cura di questi bimbi.......dovrebbero cambiare le leggi e aiutare queste donne in difficolta.anzi x la maggior parte sn bambine con un problema + grande di loro si ritrovano ad essere madri ,quando sn ancora figlie loro stesse
per carità ciuppi non chiamarla!!!!! se inizia la polemica anche qui.......brr non oso pensarci!!!
:P
Non dimenticare però che ci sono, persone invisibili, che nel loro piccolo cercano con onestà e con magari solo un sorriso, di far spuntare il sole, anche solo uno sprazzo di luce, in una giornata nera come il carbone.
É vero molte donne (anche molti uomini) restano sole ad affrontare problemi che sono impensabili ma è anche vero che ci sono poche, ma ci sono, che vengono aiutate, comprese, e sopratutto non giudicate da quegli/quelle "invisibili" che, magari dopo una giornata di lavoro con persone moleste sono li pronte a donare quel sorriso.
É vero si legge dai giornali solo schifo anzi Schifo con la s maiuscola e vien voglia di vomitare come ad esempio le storie dei preti pedofili......però è anche vero che ci sono preti invisibili che sono sempre pronti a rialzare con un gesto una parola chi è nella difficoltà e non occorre andare tanto lontano per vederli....
L'importante credo rimparare a vedere con gli occhi i miliardi di miracoli che ogni giorno ci capitano davanti e magari non riusciamo a vederli perchè vediamo solo e sempre il marcio che ci circonda.
scusatemi per l'intrusione
buon fine settimana
[/quote]
ho visto coppie disperate in cura in un centro di sterilita', con un chiodo fisso: avere un figlio.
gente che si faceva fuori tutti i risparmi, che girava di citta' in citta' a caccia di un "mago" delle nascite...e molte volte senza alcun esito.
ho visto medici specializzati che si approfittavano di queste persone,per accellerare i tempi di attesa ti chiedevano centinaia di euro e altre tanto per farti fare un esame in clinica privata.
ho avuto un'amica costretta ad andare in peru' per adottare un bimbo, perche' e' quasi impossibile averne uno italiano.
ci vorrebbe cosi' poco per far sorridere questa gente,meno burocrazia per le adozioni italiane,permettere a chi non riesce ad avere un figlio di poter essere seguiti in tempi piu' veloci presso gli ospedali specializzati, permettere di non andare all'estero per fare un'inseminazione,pubblicizzare di piu' la contraccezione e farlo gia' con gli adolescenti...i tempi sono cambiati e tutto si e' anticipato..xche' far finta di non rendersene conto?
Paolo, complimenti, sei l'unico uomo che ha appoggiato questo topic...in maniera eccellente!vero trilli?
questa cosa Ciuppi mi ha fatto un certo effetto devastante dentro di me...perchè pensare che nel 3° secolo ci sn ancora e purtroppo sempre di + donne in difficoltà che siano esse italiane che straniere ....pensare che per poter adottare uno di questi bambini in Italia ci sia una burocrazia che nn finisce +..e molti ci rinunciano e vanno all'estero...ci sn donne che farebbero pazie pur di avere un figlio e l'altra metà ci sn donne che ci devono rinunciare o abortire per problemi...e ci sn donne che sn obbligate ad abortire dal propio marito..con la solita frase ne abbiamo già uno,questo nn è il momento di avere il secondo..magari quando le cose si sistemano ci riproveremo...e magari poi passa il tempo e quella donna nn potrà + provare la felicità della maternità...
ma c'è anche chi ha abortito(parlo x conoscenza del caso) obbligatoriamente sia da parte della famiglia che del datore di lavoro..questa donna poi alla giovane età di 37 anni si vede costretta a subire l'asportazione dell'utero x tumore e quindi anche la possibilità di poter avere il suo secondo figlio/a..questa donna ne ha sofferto fino ad arrivare all'esaurimento ..ora si stà riprendendo piano piano..io che la conosco benissimo so quanto ci soffre..( anche se sono passati quasi 10 anni dal fattaccio)ma x la gente sembra che sia la donna + felice di questo mondo..solo xkè sa sorridere con le labbra ma i suoi okki..sn talmente tristi che fa tenerezza...quindi io mi domando...ben venga la scelta dell'anonimato,ma con essa dare la possibilità ad altre donne di prendersi cura di questi bimbi.......dovrebbero cambiare le leggi e aiutare queste donne in difficolta.anzi x la maggior parte sn bambine con un problema + grande di loro si ritrovano ad essere madri ,quando sn ancora figlie loro stesse[/quote]
altro problema il lavoro!...non sempre viene accettato dal datore di lavoro che stai per diventare mamma.
e se viene accettato...quando riprendi a lavorare dove lo porti se non hai nessuno che ti aiuta?rimani in lista per un posto al nido...sempre che non ti dicono la lista e' chiusa..o paghi circa 800 euro ad una baby-sitter? :nerd:
ad esempio,invece di dare 250 euro alla nascita di un bimbo come succede nella regione del piemonte,non sarebbe stato meglio con questi soldi migliorare i servizi offerti alle neomamme e ai loro bambini?
carissime donne, la politica che ci governa. ed è predisposta a fare leggi e regolamenti, troppo spesso si dimentica di questi problemi, ma il motivo semplice è: la maggioranza dei parlamentari sono uomini, ed io me ne vergogno,di come operano, nel mio piccolo vi continuo a leggere e sostenere in tale argomento.[/quote]
e non solo i politici si permettono di dire che la fecondazione e' illecita ma anche la chiesa
"L'embrione infatti, è esposto al rischio di morte entro tempi brevissimi; inoltre, vengono prodotti talvolta embrioni in numero superiore a quello necessario per l'impianto nel grembo della donna e questi cosiddetti "embrioni soprannumerari" vengono poi soppressi o utilizzati per ricerche che, con il pretesto del progresso scientifico o medico, in realtà riducono la vita umana a semplice "materiale biologico" di cui poter liberamente disporre"
lo stato invece non permette certi tipi di fecondazioni ma :
"Un terzo delle coppie italiane va all'estero per avere un figlio. Solo in Europa, secondo i dati pubblicati oggi dalla Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), sono circa 30mila le coppie coinvolte ogni anno in questo turismo della provetta, di cui un terzo, il 32% circa, è rappresentato da italiani, che cercano così di aggirare, nel 40% dei casi, le limitazioni imposte dalla legge 40, come quella del divieto di fecondazione eterologa. I Paesi destinatari di questi viaggi della provetta sono Spagna, Svizzera, Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Danimarca, mentre dopo quelle italiane, le coppie che viaggiano di più sono quelle di Germania (14,5%), Olanda (12,1%) e Francia (8,7%). I dati raccolti dall'Eshre mostrano inoltre che le coppie italiane generalmente non vanno all'estero per effettuare trattamenti 'estremì, ma per cercare di avere un figlio all'interno di una coppia stabile, eterosessuale ed in normale età riproduttiva. È nel 40% dei casi che le coppie escono dall'Italia per eseguire trattamenti illegali in Italia (donazione di gameti e embrioni), mentre il 60% si rivolge a centri stranieri per eseguire trattamenti leciti in Italia, ma che crede essere più efficaci in Paesi dove esiste una legge più liberale" da il sole 24ore.
leggete cosa ha scatenato una coppia che voleva fare in italia...quello che non si puo'!
http://www.adiantum.it/public/1444-procreazione-assistita--torna-lo-scontro-sulla-legge-n.-40-2004.asp
carissime donne, la politica che ci governa. ed è predisposta a fare leggi e regolamenti, troppo spesso si dimentica di questi problemi, ma il motivo semplice è: la maggioranza dei parlamentari sono uomini, ed io me ne vergogno,di come operano, nel mio piccolo vi continuo a leggere e sostenere in tale argomento.[/quote]
Verissino Tziano, verissimo.
Quandi si parla di donne c'è una sorta di pudore ad ammettere che i vincoli della cultura atavica sono ancora ben saldi nella cultura occidentale;
è evidente come le leggi sulla fecondazione assistita, sull'aborto e sull'adozione nascono da prese di posizione ideologiche per compiacere al vaticano.
In Italia non c'è di fatto una separazione tra stato e chiesa, non c'è mai stata e non ci sarà mai fintanto che gli interessi economici sottobanco non cesseranno...
[quote]many65:
questa cosa Ciuppi mi ha fatto un certo effetto devastante dentro di me...perchè pensare che nel 3° secolo ci sn ancora e purtroppo sempre di + donne in difficoltà che siano esse italiane che straniere ....pensare che per poter adottare uno di questi bambini in Italia ci sia una burocrazia che nn finisce +..e molti ci rinunciano e vanno all'estero...ci sn donne che farebbero pazie pur di avere un figlio e l'altra metà ci sn donne che ci devono rinunciare o abortire per problemi...e ci sn donne che sn obbligate ad abortire dal propio marito..con la solita frase ne abbiamo già uno,questo nn è il momento di avere il secondo..magari quando le cose si sistemano ci riproveremo...e magari poi passa il tempo e quella donna nn potrà + provare la felicità della maternità...
ma c'è anche chi ha abortito(parlo x conoscenza del caso) obbligatoriamente sia da parte della famiglia che del datore di lavoro..questa donna poi alla giovane età di 37 anni si vede costretta a subire l'asportazione dell'utero x tumore e quindi anche la possibilità di poter avere il suo secondo figlio/a..questa donna ne ha sofferto fino ad arrivare all'esaurimento ..ora si stà riprendendo piano piano..io che la conosco benissimo so quanto ci soffre..( anche se sono passati quasi 10 anni dal fattaccio)ma x la gente sembra che sia la donna + felice di questo mondo..solo xkè sa sorridere con le labbra ma i suoi okki..sn talmente tristi che fa tenerezza...quindi io mi domando...ben venga la scelta dell'anonimato,ma con essa dare la possibilità ad altre donne di prendersi cura di questi bimbi.......dovrebbero cambiare le leggi e aiutare queste donne in difficolta.anzi x la maggior parte sn bambine con un problema + grande di loro si ritrovano ad essere madri ,quando sn ancora figlie loro stesse[/quote]
altro problema il lavoro!...non sempre viene accettato dal datore di lavoro che stai per diventare mamma.
e se viene accettato...quando riprendi a lavorare dove lo porti se non hai nessuno che ti aiuta?rimani in lista per un posto al nido...sempre che non ti dicono la lista e' chiusa..o paghi circa 800 euro ad una baby-sitter? :nerd:
ad esempio,invece di dare 250 euro alla nascita di un bimbo come succede nella regione del piemonte,non sarebbe stato meglio con questi soldi migliorare i servizi offerti alle neomamme e ai loro bambini? [/quote]
sarebbe meglio che in ogni luogo di lavoro ci fosse uno spazio adeguato per i bambini di madri lavoratrici...ad esempio un nido o un asilo....con tanto di insegnanti ,per dare modo alle madri di riprendersi il lavoro e nn avere problemi dove lasciare i propi figli nelle ore lavorative