La settimana corta
Spero di non scatenare un putiferio. Oggi ho assistito alla trasmissione televisiva "Fuori TG". L'argomento era la settimana corta dei metalmeccanici tedeschi (28 ore settimanali), mentre il gruppo di esperti era composto da un sociologo, la segretaria generale della Fiom ed un docente del Politecnico di Milano, gente che della realtà delle fabbriche sa ben poco. Tutti a plaudire la Germania e ad augurarsi che in Italia si arrivi presto alla medesima situazione perché questo è il futuro. Non discuto che questo sia il futuro, ma forse i tre soloni avrebbero anche dovuto spiegare le ragioni per cui i tedeschi sono arrivati a questo risultato.Ho lavorato per qualche anno nello stabilimento italiano della Sachs e quindi conosco bene ambedue le realtà, quella italiana e quella tedesca. Qualcosa negli ultimi anni è certamente cambiato, ma non credo che la forbice possa discostarsi di molto.1. la produttività media di un lavoratore degli stabilimenti tedeschi era molto più alta di un lavoratore di quello italiano.2. l'assenteismo, che in Italia raggiunge le due cifre percentuali, in Germania raggiunge a malapena una cifra.3. la non qualità, misurata in parti per milione, in Germania era dello zero virgola qualcosa, in Italia si era pari a due cifre.4. Il costo del lavoro in Germania è più basso di quello italiano, per cui l'industria tedesca può permettersi di diminuire le ore, aumentando gli addetti, senza soverchi costi aggiuntivi.E' vero che una rondine non fa primavera ed il mio bench marking si basa esclusivamente sulle mie conoscenze della realtà degli stabilimenti Sachs, tuttavia non credo che il trend generale si discosti di molto.Il mio non vuole essere un atto di accusa contro i lavoratori italiani, voglio solamente mettere in evidenza che gli esperti, molto spesso, sentenziano senza conoscere a fondo la situazione reale e, cosa tragica, molti comprese le istituzioni, ci credono.
Commenti
è il voler giudicare che ci sconfigge... (Col. Kurtz)