Con questo si comincia ma poi dove si andrà a finire?
Detto come diceva un saggio a me sembra una stronzata.
Cuneo – State programmando un fine settimana o una vacanza in tenda in montagna? Rinunciateci. Da fine febbraio, in Piemonte, “non è ammesso in nessuna forma il campeggio libero”. A vietarlo e la nuova legge regionale “Disciplina dei complessi ricettivi all’aperto e del turismo itinerante” (art. 10, Lr 5/2019). Chi viola la norma rischia una sanzione da 250 a 1000 euro.
Il provvedimento aggiorna la legge finora in vigore, risalente al 1979, che consentiva, dove non ci sono posti in campeggio autorizzati, di mettere la tenda o il camper per un tempo non eccedente le 48 ore.
Il provvedimento ha scritto la Regione: “Armonizza il contesto legislativo piemontese, rendendolo più coerente e completo, nonché più vicino alle esigenze del mercato turistico nazionale e internazionale” e, come si legge tra i punti elencati nell’art. 1 “Finalità” vuole “incentivare il turismo itinerante per vivere la vacanza a stretto contatto con la natura e la cultura dei luoghi visitati, lontani dalle destinazioni di massa e dal turismo stanziale”.
La legge però, in contrasto con i suoi principi, prevede il divieto di campeggio libero – che avrebbe in alcuni posti e a determinate condizioni le sue buone ragioni – e non contempla neppure il bivacco, in altre parole la possibilità di piazzare la tenda la sera e di smontarla il mattino. Una norma per esempio che viene applicata in Valle d’Aosta (sopra i 2.500 m) o nei parchi nazionali francesi.
Tra le principali novità positive introdotte nella legge vi sono la definizione di “turismo itinerante” e di “garden sharing”, categorie finora assenti. Per la prima sono state previste in particolare tre categorie: le aree sosta attrezzate, le aree camper service – piazzole allestite presso campeggi o villaggi turistici o in aree di servizio – e i punti sosta, destinati al parcheggio dove sono consentiti la sosta e il pernottamento senza servizi aggiuntivi. Il secondo, nato da una start up italiana sviluppatasi recentemente, viene definito in legge come nuova possibilità ricettiva che consente a soggetti privati di mettere a disposizione dei turisti provvisti di mezzi propri spazi o aree verdi ed eventuali allestimenti fissi o mobili (tende o bungalow).
Ora per l’attuazione di diversi aspetti della legge occorrerà aspettare la pubblicazione, prevista entro fine agosto, del regolamento redatto dalla Regione in seguito tavoli di lavoro con le associazioni di categoria. Un’occasione in cui gli uffici regionali che hanno seguito l’iter legislativo, a seguito della nostra richiesta di chiarimenti riguardo il campeggio in montagna hanno dichiarato: “la questione verrà sottoposta alle associazioni di categoria perché il campeggio libero in quota è ovviamente una situazione diversa che dovremo in qualche modo tutelare”. Il minimo che ci si aspetta da una regione che ospita la Ferrino, azienda tra le più antiche e leader nella produzione di tende, e in cui l’assessora al turismo Antonella Parigi nella sua presentazione istituzionale dichiara “dieci anni di scoutismo” che hanno contribuito alla sua personale formazione.
Commenti
CHE GUEVARA
CHE GUEVARA
Ora, per me la sosta libera non è mettere i cunei, il tendalino, il tavolo e le canne da pesca, bensì fermarsi, aprire il gas, cucinare, dormire ed il giorno dopo ripartire senza lasciare nulla per terra in più di quello che ho trovato.
Fino ad ora e ribadisco fino ad ora, non ho subito contravvenzioni, tranne in Olanda dove ho parcheggiato dove sapevo che alle 5 del mattino dovevo andarmene ed alle 5 in punto sono venuti a bussare per mandarmi via, ma lo sapevo e difatti ero già sveglio.
In germania, vicino Francoforte ho anche parcheggiato su un marciapiede, la Polizei mi ha detto che potevo stare 10 minuti se non abbandonavo il mezzo, il tedesco (con accento Crotonese) mi ha detto invece: italiano di merda.
So che in Croazia sono molto rigidi ma non ci sono mai stato.
Tutto serve oramai per fare cassa e la si può fare solo a scapito di chi è obbligato a pagare, cioè i contribuenti, che si chiamano così proprio perchè contribuiscono.
Pensate che tra il mio paese e quello dopo, c'è una strada di campagna lunga 3 km dove i due comuni hanno messo 4 rilevatori di velocità, due per ciascuno, 2 blu e 2 arancioni.
Il mio comune considera come limite 50, l'altro 30, eppure è la stessa strada, larga sempre uguale, con la stessa pista ciclabile a fianco, paracarri uguali, dossi, buche, tombini tutto in comune.
Mi si spieghi questa cosa se ci riuscite, dove stanno le ragioni di sicurezza per cui al km 1 il limite è di 50 ed al km 1,600 il limite scende a 30, senza che cambino le caratteristiche del traffico e della strada?
Serve solo ad ingannare gli automobilisti che non guardano il cartello 30 pensando che il limite sia sempre 50.
A nessuno frega nulla della ragionevolezza, bisogna solo portare soldi al comune e e quindi allo stato e niente più.
E non mi si dica che i soldi delle multe vengono poi reinvestiti in servizi per il cittadino, perchè anche qui ci sarebbe da andare a Report...