MARCHE: GRADARA (PU)
Chi almeno una volta non ha udito le frasi scritte da Dante nel V canto dell’Inferno della Divina Commedia ?:
“Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
………….che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
………………”
Esse rievocano d’un tempo in cui i matrimoni sancivano alleanze economiche e di non belligeranza fra le nobili casate, da uno di questi secondo il racconto di Dante ripreso da altri autori come Petrarca, Boccaccio e D’Annunzio ed immortalato dai pittori, scaturì la tragica passione che la tradizione pone dentro le mura della rocca di Gradara fra Paolo Malatesta fratello minore di Gianciotto Malatesta, che sposò per sua procura la giovinetta Francesca dei Da Polenta di Ravenna
Il colle su cui sorge del borgo medievale e, la Rocca Malatestiana di Gradara è poco più di 140 metri s.l.m. e, per secoli fu baluardo di confine fra le Marche e la Romagna, è facilmente raggiungibile mediante sia la statale Adriatica che l’autostrada A14 e, dista pochissimi chilometri dalle più famose località marine della riviera romagnola/marchigiana.
Giunti in prossimità del centro, basta seguire le indicazioni per giungere poco sotto le mura in piazzale Paolo e Francesca
dove vi sono i parcheggi ( il pagamento del ticket è mediante colonnina automatica) fra i quali uno attrezzato per la sosta camper , da esso parte una breve salita fino alla seconda cinta di mura(la più esterna)
che racchiude il borgo a cui si accede attraversando la porta Firau che si apre nella Torre dell’Orologio su cui sono murati gli stemmi dei Montefeltro, degli Sforza e dei Malatesta, per molti secoli unico ingresso al borgo e, fino al 1600 munita di ponte levatoio e di fossato, il borgo fortificato e, la rocca sono fra i meglio conservati d’Italia, grazie anche al contributo dell’ing. Umberto Zanvettori e della moglie, che acquistatala nei primi anni del secolo scorso dopo secoli di quasi totale abbandono da quando divenne parte dello Stato Pontificio oltre ai danni subiti durante il terremoto del 1916, essi nel corso degli anni fecero eseguire importati opere di restauro, ricollocando nelle sale ormai spoglie antichi mobili, arredi
e armi ( spade, alabarde, asce, lance, mazze ferrate, balestre, armi da fuoco, armature complete, scudi ) e bardature per i cavalli ( da combattimento, da parata e da caccia ), riportandola all’antico splendore che la videro testimone di contese e scontri delle famiglie nobili fra cui i Malatesta, gli Sforza (Giovanni Sforza e la giovane moglie Lucrezia Borgia allora tredicenne, nozze che furono annullate dal padre/Papa dopo alcuni anni per poter stringere nuove alleanze), e i Della Rovere, tanto da essere definita
“Capitale del Medioevo”
ed essere iscritta fra i borghi più belli d’Italia,
la Rocca alla morte dei coniugi Zanvettori fu lasciata allo Stato.
Già da lontano Gradara appare come un miraggio sospeso nel tempo, con le sue mura merlate intervallate da quattordici torri ed il castello
E par strano non incontrare un corteo con i vessilli al vento di cavalli bardati e cavalieri in scintillanti armature, ma una volta oltrepassata la porta prima d’iniziare l’ascesa verso la rocca, sulla destra si trova l’ingresso per accedere ai camminamenti di ronda
da cui lo sguardo spazia oggi come nell’antichità per decine di chilometri sul territorio circostante dalle dolci colline della Valconca, ai contrafforti appenninici del Montefeltro
dove un tempo sorgevano molti castelli e torri di guardia, fino al monte Titano sulla cui rupe si trovano le tre rocche della Città di San Marino, e su di un ampio tratto della costa adriatica dove l’azzurro del mare si fonde con il cielo,
Non può mancare una visita al museo storico
in esso vi sono raccolti strumenti di tortura armi e armature, riproduzioni di vesti medioevali, cinture di castità maschili e femminili, al piano interrato alcuni vecchi attrezzi utilizzati dagli artigiani e dai contadini del borgo vi si trova anche l’ingresso di una grotta ipogea scavata nella roccia tufacea ed in parte rifinita con laterizio l’unica visitabile del territorio di Gradara, ( le grotte ipogee presenti in molte località sia della vicina romagna che delle marche, sono state datate a partire dal IV d.c. ma non è stato risolto il mistero dell’uso a cui erano destinate, fra le ipotesi luoghi di culto, rifugi contro eventuali invasori o semplici cantine, alcune sono semplici cunicoli con soffitto a botte con nicchie sulle pareti, altre sono abbellite da colonne scolpite nella roccia o da sale i cui soffitti a volte sono sostenuti da pilastri e su cui vi sono rappresentazioni di croci, spirali o stelle a sei punte)
Il colle ritenuto punto strategico, fu fin dall’antichità fu sede di fortilizi agricoli militari e religiosi anche, se bisogna attendere 1032 per trovare documenti che citano “curte gradariae”, nel XII° secolo furono Piero e Rodolfo De Grifo che s’impadronirono del fortilizio sul colle e territorio circostante sottraendolo a Pesaro ed al papato e, costruendo alla sommità del colle una casa torre squadrata (l’attuale Mastio) utilizzando anche materiale di risulta proveniente da antichi edifici romani ed ornandola di merli ghibellini (detti a coda di rondine ossia quelli che termina a “ M “ o “ V “ e contraddistinguevano le signorie che sostenevano l'Imperatore), oggi al suo interno vi sono alcune macchine di tortura.
Nel secolo successivo passò sotto i Malatesta di fazione guelfa (ossia favorevoli al papa) che durante i secoli della loro signoria trasformarono la Casa Torre nel Mastio del castello e costruendo il castello come lo possiamo ammirare oggi una struttura quadrangolare con sui restanti angoli tre torri coperte all’altezza dei camminamenti anch’essi coperti (anche se in parte è stato modificato ed abbellito dalle signorie successive) dotandolo di ponte levatoio e, cingendolo da una prima cerchia di mura munite di torri e ponte levatoio, successivamente anche il borgo fu racchiuso all’interno di una seconda cerchia di mura.
Lasciata la porta d’ingresso al borgo alle nostre spalle, sul l’altro lato della strada lastricata che sale fino alla prima cinta muraria posta a protezione della Rocca, incontriamo la Chiesa di San Giovanni, del XIV sec,
Dove si può ammirare uno splendido crocefisso ligneo, la sua particolarità grazie alla maestria dello scultore è quella di mostrare tre espressioni diverse del Cristo sulla Croce
a secondo che l’osservatore lo guardi da destra, davanti o da sinistra.
Oltrepassata la porta un tempo munita di ponte levatoio nella prima cerchia di mura
Si accede al cortile interno
Una breve salita e, oltrepassato il ponte levatoio l’ingresso alla rocca
Al suo interno ……………., vi lascio la scoperta dei vari ambienti con arredi antichi, quadri, arazzi, stupendi affreschi sulle pareti, statue, ecc. , del piccolo ponte levatoio che unisce il mastio al resto della rocca,
dei cortili colonnati dei pozzi
e della cappella dove è possibile ammirare sul muro posto dietro l’antico altare protetta da vetro la preziosa pala di terracotta in altorilievo che mostra ancora tracce di dorature e colore che raffigura la Madonna con il Bambino fra i santi
la parte bassa è divisa in tre parti dove è raffigurato San Francesco che riceve le Stimmate, l'Annunciazione e la Comunione di S. Maria Egiziaca nel deserto.
Sopra nella lunetta creata dal soffitto a botte è raffigurato il castello
Per gli eventi al castello di Gradara:
http://www.gradara.org/eventi/
Sito ufficiale della Proloco:
http://www.gradara.org/
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Chi almeno una volta non ha udito le frasi scritte da Dante nel V canto dell’Inferno della Divina Commedia ?:
“Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
………….che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
………………”
Esse rievocano d’un tempo in cui i matrimoni sancivano alleanze economiche e di non belligeranza fra le nobili casate, da uno di questi secondo il racconto di Dante ripreso da altri autori come Petrarca, Boccaccio e D’Annunzio ed immortalato dai pittori, scaturì la tragica passione che la tradizione pone dentro le mura della rocca di Gradara fra Paolo Malatesta fratello minore di Gianciotto Malatesta, che sposò per sua procura la giovinetta Francesca dei Da Polenta di Ravenna
Il colle su cui sorge del borgo medievale e, la Rocca Malatestiana di Gradara è poco più di 140 metri s.l.m. e, per secoli fu baluardo di confine fra le Marche e la Romagna, è facilmente raggiungibile mediante sia la statale Adriatica che l’autostrada A14 e, dista pochissimi chilometri dalle più famose località marine della riviera romagnola/marchigiana.
Giunti in prossimità del centro, basta seguire le indicazioni per giungere poco sotto le mura in piazzale Paolo e Francesca
dove vi sono i parcheggi ( il pagamento del ticket è mediante colonnina automatica) fra i quali uno attrezzato per la sosta camper , da esso parte una breve salita fino alla seconda cinta di mura(la più esterna)
che racchiude il borgo a cui si accede attraversando la porta Firau che si apre nella Torre dell’Orologio su cui sono murati gli stemmi dei Montefeltro, degli Sforza e dei Malatesta, per molti secoli unico ingresso al borgo e, fino al 1600 munita di ponte levatoio e di fossato, il borgo fortificato e, la rocca sono fra i meglio conservati d’Italia, grazie anche al contributo dell’ing. Umberto Zanvettori e della moglie, che acquistatala nei primi anni del secolo scorso dopo secoli di quasi totale abbandono da quando divenne parte dello Stato Pontificio oltre ai danni subiti durante il terremoto del 1916, essi nel corso degli anni fecero eseguire importati opere di restauro, ricollocando nelle sale ormai spoglie antichi mobili, arredi
e armi ( spade, alabarde, asce, lance, mazze ferrate, balestre, armi da fuoco, armature complete, scudi ) e bardature per i cavalli ( da combattimento, da parata e da caccia ), riportandola all’antico splendore che la videro testimone di contese e scontri delle famiglie nobili fra cui i Malatesta, gli Sforza (Giovanni Sforza e la giovane moglie Lucrezia Borgia allora tredicenne, nozze che furono annullate dal padre/Papa dopo alcuni anni per poter stringere nuove alleanze), e i Della Rovere, tanto da essere definita
“Capitale del Medioevo”
ed essere iscritta fra i borghi più belli d’Italia,
la Rocca alla morte dei coniugi Zanvettori fu lasciata allo Stato.
Già da lontano Gradara appare come un miraggio sospeso nel tempo, con le sue mura merlate intervallate da quattordici torri ed il castello
E par strano non incontrare un corteo con i vessilli al vento di cavalli bardati e cavalieri in scintillanti armature, ma una volta oltrepassata la porta prima d’iniziare l’ascesa verso la rocca, sulla destra si trova l’ingresso per accedere ai camminamenti di ronda
da cui lo sguardo spazia oggi come nell’antichità per decine di chilometri sul territorio circostante dalle dolci colline della Valconca, ai contrafforti appenninici del Montefeltro
dove un tempo sorgevano molti castelli e torri di guardia, fino al monte Titano sulla cui rupe si trovano le tre rocche della Città di San Marino, e su di un ampio tratto della costa adriatica dove l’azzurro del mare si fonde con il cielo,
Non può mancare una visita al museo storico
in esso vi sono raccolti strumenti di tortura armi e armature, riproduzioni di vesti medioevali, cinture di castità maschili e femminili, al piano interrato alcuni vecchi attrezzi utilizzati dagli artigiani e dai contadini del borgo vi si trova anche l’ingresso di una grotta ipogea scavata nella roccia tufacea ed in parte rifinita con laterizio l’unica visitabile del territorio di Gradara, ( le grotte ipogee presenti in molte località sia della vicina romagna che delle marche, sono state datate a partire dal IV d.c. ma non è stato risolto il mistero dell’uso a cui erano destinate, fra le ipotesi luoghi di culto, rifugi contro eventuali invasori o semplici cantine, alcune sono semplici cunicoli con soffitto a botte con nicchie sulle pareti, altre sono abbellite da colonne scolpite nella roccia o da sale i cui soffitti a volte sono sostenuti da pilastri e su cui vi sono rappresentazioni di croci, spirali o stelle a sei punte)
Il colle ritenuto punto strategico, fu fin dall’antichità fu sede di fortilizi agricoli militari e religiosi anche, se bisogna attendere 1032 per trovare documenti che citano “curte gradariae”, nel XII° secolo furono Piero e Rodolfo De Grifo che s’impadronirono del fortilizio sul colle e territorio circostante sottraendolo a Pesaro ed al papato e, costruendo alla sommità del colle una casa torre squadrata (l’attuale Mastio) utilizzando anche materiale di risulta proveniente da antichi edifici romani ed ornandola di merli ghibellini (detti a coda di rondine ossia quelli che termina a “ M “ o “ V “ e contraddistinguevano le signorie che sostenevano l'Imperatore), oggi al suo interno vi sono alcune macchine di tortura.
Nel secolo successivo passò sotto i Malatesta di fazione guelfa (ossia favorevoli al papa) che durante i secoli della loro signoria trasformarono la Casa Torre nel Mastio del castello e costruendo il castello come lo possiamo ammirare oggi una struttura quadrangolare con sui restanti angoli tre torri coperte all’altezza dei camminamenti anch’essi coperti (anche se in parte è stato modificato ed abbellito dalle signorie successive) dotandolo di ponte levatoio e, cingendolo da una prima cerchia di mura munite di torri e ponte levatoio, successivamente anche il borgo fu racchiuso all’interno di una seconda cerchia di mura.
Lasciata la porta d’ingresso al borgo alle nostre spalle, sul l’altro lato della strada lastricata che sale fino alla prima cinta muraria posta a protezione della Rocca, incontriamo la Chiesa di San Giovanni, del XIV sec,
Dove si può ammirare uno splendido crocefisso ligneo, la sua particolarità grazie alla maestria dello scultore è quella di mostrare tre espressioni diverse del Cristo sulla Croce
a secondo che l’osservatore lo guardi da destra, davanti o da sinistra.
Oltrepassata la porta un tempo munita di ponte levatoio nella prima cerchia di mura
Si accede al cortile interno
Una breve salita e, oltrepassato il ponte levatoio l’ingresso alla rocca
Al suo interno ……………., vi lascio la scoperta dei vari ambienti con arredi antichi, quadri, arazzi, stupendi affreschi sulle pareti, statue, ecc. , del piccolo ponte levatoio che unisce il mastio al resto della rocca,
dei cortili colonnati dei pozzi
e della cappella dove è possibile ammirare sul muro posto dietro l’antico altare protetta da vetro la preziosa pala di terracotta in altorilievo che mostra ancora tracce di dorature e colore che raffigura la Madonna con il Bambino fra i santi
la parte bassa è divisa in tre parti dove è raffigurato San Francesco che riceve le Stimmate, l'Annunciazione e la Comunione di S. Maria Egiziaca nel deserto.
Sopra nella lunetta creata dal soffitto a botte è raffigurato il castello
Per gli eventi al castello di Gradara:
http://www.gradara.org/eventi/
Sito ufficiale della Proloco:
http://www.gradara.org/
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Complimenti,sei sempre chiara ,pecisa e ampiamente esaustiva nelle tue presentazioni.;)
Gradara
L’assedio al castello
i preparativi
Il corteo storico
siete venuti praticamente a casa mia e non mi avvertite????? vabbuò a buon rendere!!!!!!!:evil::evil:[/quote]
:evil:
veramente l'ultima volta che vi siamo stati era il 4 Gennaio 2009,
ma visto che era la soluzione dell'indovinello di qualche settimana fà
ho pensato di descriverla un po'