Le mie impressioni sul Nemrut Dagi, nel profondo Kurdistan Turco.

Il Nemrut Dagi, le mie impressioni.

Da lontano sembrava un piccolo cono un po piu alto delle montagne circostanti, niente di impressionante, ma ero ancora a circa 70 km. dalla meta. Una strada ottima da percorrere, sempre ben asfaltata e con 4 corsie, ma ad un certo punto devo trovare la deviazione, vedo quasi per caso il primo cartello che indicava la montagna sacra . il Nemrut Dagi,
ero sulla strada giusta.
qualche villaggio ogni tanto, poi ci si immerge dentro a profonde vallate, quasi senza alberi, dopo ogni curva, altre curve e poi altre ancora, sembrava non finissero mai.
ogni tanto un piccolo villaggio fatto di case ad un piano, fatte di fango e paglia, con vicino la catasta di escrementi di mucca essiccata, quella è la loro legna da ardere, visto che non ci sono alberi.
Ogni tanto trovo una deviazione, il navigatore segnala di andare a destra, ma il cartello dice a sinistra, scelgo il cartello e la strada sale sempre di piu, sempre piu stretta,non è più asfaltata, ma sembra fatta come il Pavè, non si vede ne una casa, ne un cartello, mentre il navigatore insiste e mi intima di tornare indietro, che faccio ? dei miei compagni di viaggio neanche l'ombra, chissà dove sono.Poi mi ricordo che sono nel Kurdistan Turco e per ora devo cavarmela da solo,.I miei compagni di viaggio li ho persi di vista gia da 400 km ormai,
forse sono gia passati oppure passeranno piu tardi, sempre che la strada sia quella giusta. non ho modo di comunicare, intanto mi fermo per fare il punto e decidere cosa fare.
In lontananza scende un vecchio camioncino, che proviene chissà da dove, mi passa vicino e lo fermo, chiedo informazioni in qualche modo, io non so il Turco, ma li parlano il Curdo e quindi non esiste il problema.
non ho la minima idea se loro hanno capito dove volevo andare , ma la cosa era reciproca, anche io non ci ho capito niente di quello che mi hanno indicato,, quindi ho dedotto che ero sulla strada giusta e decido di lo stesso di proseguire, la strada è sempre piu malmessa e confido che in qualche parte porterà, non ci sono frontiere nelle vicinanze, al massimo tornerò indietro, il problema è che si sta facendo buio.
dopo svariati km, in mezzo al nulla, in una vallata ecco finalmente il mio punto di ritrovo, l'Hotel Euphrate, ancora in parte in costruzione, ma con la piscina funzionante.Parcheggio il mio mezzo e constato che sono il primo cliente della giornata, gli altri arriveranno dopo, almeno lo spero.
C'era una volta un sovrano… qualche migliaio di anni fa, il suo nome era Antioco primo Re di Comagene,
Il suo regno era posto in mezzo tra l'impero persiano ad est e quello romano ad ovest.
Il suo regno dominava questa regione fatta di montagne e colline rocciose, aride e desolate, dove il vento dalla vicina Mesopotamia portava profumi di incenso, una terra in cui il tempo non aveva ancora cancellato il ricordo del superbo impero Persiano.
Durante il suo regno, concepì con il lavoro di migliaia di schiavi, un'opera che gli valse il privilegio di non essere dimenticato durante il trascorrere dei millenni.Fece erigere infatti sulla cima della montagna piu alta, un magnifico hierothesium, in cui poter essere seppellito circondato da statue degli Dei che piu amava, Apollo, Mithra, Ahura Mazda e Zeus, in modo di essere accettato nel loro olimpo per sempre. Il Nemrut Dagi è ancora oggi un luogo sacro e protetto dall'Unesco.Patrimonio dell'umanità, Il luogo piu famoso e conosciuto della Turchia.
La sveglia suonerà alle 4 di mattina, per me una cosa quasi inconcepibile, ma mi rassegno. Alle 4.30 si parte inesorabilmente, non si puo ritardare, pena la lapidazione sul posto da parte dei miei compagni di viaggio.
Ci caricano su dei pulmini e nel buio piu totale si parte, dopo una quindicina di chilometri di curve e scossoni si arriva su una stazione modernissima, illuminata cosi bene che sembra un disco volante.
ci sono i bagni, un bar, dei negozi di souvenir e la cassa per i biglietti.
esco fuori mi guardo attorno e con il buio non si vede ancora niente,e comincio a pensare "ma chi me lo ha fatto fare" comunque dopo un po' si parte con un'altro pulmino piu piccolo per altri 3-4 km, su una strada ripidissima, ci passa solo un pulmino alla volta, per cui penso sia sempre lo stesso che fa la spola avanti e indietro.

Arriviamo all'ultima stazione che è ancora buio, io pensavo di essere arrivato, invece no, mancano ancora 5-600 metri da fare a piedi su un sentiero molto ripido e pietroso. Io in quei momenti ho maledetto tutti gli Dei che conosco, ho pensato anche di fermarmi e morire li, per chi non lo sapesse, io in montagna mi devo portare una zavorra di piu di 110 kg, e percorrere quella salita senza avere bevuto nemmeno un caffe era per me un calvario. avevo con me un po' di acqua, ma mi mancava l'ossigeno e poi c'era quel maledetto vento forte quasi caldo che veniva in senso contrario, purtroppo non si poteva tardare,
il sole sorge quando sorge sulla Mesopotamia e non aspetta nessuno, quindi maledicendo tutto e tutti, ho continuato a salire lo stesso. Attorno a me un silenzio quasi irreale, ogni tanto qualcuno mi superava e mi sembrava di sentire sottovoce delle bestemmie di chi non aveva ormai piu fiato per parlare. non ero l'unico messo male, questo mi dava la forza per continuare.
Finalmente arrivo sullo cima, l'alba era imminente, pensavo di essere solo o quasi lassù, invece c'era un sacco di gente, tutti appostati con apparati fotografici per immortalare il sorgere del sole, non so di preciso a che altitudine mi trovavo, comunque di molto al di sopra di 2000 metri, il cielo era terso e trasparente, il vento dava un po' fastidio, ma alle spalle avevo dei giganti inquietanti che anche se erano li fermi da migliaia di anni,potevano anche crollare in qualsiasi momento.
quindi mi trovai un posticino seduto al riparo dal vento e aspettai con pazienza che lo spettacolo iniziasse.
Alcune urla e degli applausi partirono nel momento in cui il sole spuntò all'orizzone, ma questo applauso non lo ho capito a chi era indirizzato,
La parte dove sono situati i giganti di pietra si trovano sulla parte est della cima che non è naturale, ma fatta da milioni di schegge prodotte dalla costruzione delle statue, chissà quanti anni hanno lavorato e quanti schiavi sono morti per costruire tutto questo sito.
poi ho scoperto che gli stessi giganti ci sono anche nella parte rivolta a Nord, ad Ovest ed a sud. un lavoro immane, ora dopo migliaia di anni, alcune teste sono cadute di sotto a causa di terremoti e del trascorrere del tempo, ma il posto è veramente impressionante e da i brividi.
Poi con il passare dei minuti, il sole sale e comincia a disegnare le centinaia di colline e rocce circostanti alla montagna, allora e solo allora ci si accorge di essere in un posto privilegiato, sembra di dominare il mondo da lassu, ci si rende conto che le piccole colline che si vedevano da 70 km di distanza, erano in realtà una imponente catena di montagne,
la Bellezza del luogo, l'imponenza delle statue e la loro storia, il panorama mozzafiato sulla Siria e Sull'Irak da una parte e la Turchia dall'altra, faceva venire le lacrime agli occhi, e non per colpa del vento.
La discesa si rivelò molto piu facile, con ancora davanti agli occhi la maestosità della cima del Nemrut Dagi, se ne va anche la stanchezza, una ricca colazione mi aspetta giu, molto, ma molto piu in basso.

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