LA TIRANNIDE

modificato 03:39 in Camper Bar


LA TIRANNIDE

in Nome del Popolo Italiano
DI PIER LUIGI CIOLLI
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Dal 1985 chi ha comprato un’autocaravan ha potuto sperimentare “La Tirannide in Nome del Popolo Italiano” e la via Crucis che hanno dovuto fare, e fanno tutt’ora, le famiglie che hanno scelto per le loro vacanze tale veicolo.

Dal 1985 ad oggi, 22 anni passati come volontari nell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti, facendo approvare la prima legge in Europa che regolamentava il settore (Legge 336/1991 detta Legge Fausti), contribuendo
all’emanazione di direttive, note e circolari Ministeriali, ho visto gli eletti a sindaco continuare ad emanare ordinanze controlegge, contro le famiglie in autocaravan che una volta contravvenzionate in base a tali ordinanze illegittime, hanno dovuto pagare oppure sopportare incredibili oneri per presentare ricorsi davanti a Tribunali, Giudici di Pace, Prefetti.

Una via Crucis per generazioni di famiglie in autocaravan e, lavorando per contrastare tali atti, ho potuto toccare con mano la spicciola e continua
tirannia. In moltissime occasioni mi sono trovato di fronte al piccolo ma micidiale “Piccolo Tiranno di turno”. Un piccolo tiranno lucido o folle, ignorante o erudito, cattivo o vendicativo ma sempre convinto di essere il POTERE e NON COMPORTARSI invece come cittadino pagato per essere al servizio degli altri cittadini.
La “Tirannide in Nome del Popolo Italiano” si sviluppa da una trasformazione della democrazia e, molte volte, tale fatto induce il cittadino a ritenere
che sia migliore una vera dittatura e che sia più sopportabile un solo Tiranno che tanti piccoli Tiranni.

In Italia, spesso, si mette alla berlina quello che a turno è identificato come un possibile “Grande Tiranno” ma si evita di mettere alla berlina i
“Numerosi Piccoli Tiranni” che rendono insopportabile la qualità delle vita. Ancor più insopportabile è il loro ritenere di essere INTOCCABILI, di farsi agevolmente scudo di una assurda e/o confusa legislazione, degli enormi tempi e dei micidiali costi che gravano sul cittadino che intende chiedere Giustizia.

Esaminiamo la carica di Sindaco

L’Italia degli 8.000 e passa Comuni, cioè degli 8.000 e passa sindaci che possono alzarsi la mattina ed emanare un’ordinanza illegittima che limita
la circolazione, espropria un bene, impedisce di fruire del bene pubblico, cede un bene pubblico senza concreta contropartita per il cittadino, e via
dicendo grazie al potere consegnato nelle loro mani dalla ”Legge Bassanini”.
Una legge varata per rendere più rapidi gli iter burocratici e consentire
rapide azioni in favore del cittadino e, invece, utilizzata contro il cittadino. Un sindaco può emanare un provvedimento illegittimo, controlegge, ma .. guai a
chiamarlo Tiranno, Despota o altro termine similare, si rischia la galera. Quel Sindaco asserisce che è stato democraticamente eletto dal popolo e che il cittadino può, altrettanto democraticamente, ricorrere contro la sua ordinanza o delibera. Peccato che evita di ricordare che per far revocare un simile atto un cittadino dovrebbe spendere tantissimo denaro, aspettare tantissimi anni, nonché rischiare di essere condannato a pagare le spese legali del Sindaco qualora un giudice veda nel ricorso un errore formale. Lo stesso Sindaco è pronto a difendere un suo provvedimento illegittimo anche contro un Ministero, opponendosi in tutti i gradi di giudizio … tanto i soldi per i legali sono dei cittadini contribuenti e non i suoi.
n. 118 gennaio/febbraio 2008

Esaminiamo la carica
di Giudice di Pace

Non riuscendo ad organizzare e finanziare l’apparato giudiziario, il Governo di turno creò la figura del Giudice di Pace: una figura che dovrebbe studiare di più per arrivare al livello tecnico di un Giudice, che dovrebbe aggiornarsi continuamente, insomma che dovrebbe vederla come una missione a tempo pieno.
In parole povere un missionario,invece, proprio per stabilire visivamente la sua “precarietà” non ha a disposizione un Cancelliere, non è dotato di un registratore per registrare quanto emerge nell’udienza per poi farlo trascrivere nonostante che da anni esiste un tale sistema di registrazione che, tra l’altro, trascrive direttamente il testo sopra un documento nel computer. Non solo il cittadino si ritrova nella tecnologia del 1800 quando si reca da un Giudice di Pace ma, allibito, la funzione di Cancelliere la vede anche svolgere dal funzionario della Prefettura che è la sua parte avversa in un ricorso per una contravvenzione.
Fare il Cancelliere per un Giudice di Pace, quasi tutti i giorni, crea una situazione che ho visto di persona sfociare nella dichiarazione del Giudice al ricorrente che aveva aspettato tutta la mattina l’udienza della micidiale frase: Si rimanda (di 8 mesi o più) l’udienza perché il funzionario della
Prefettura ha degli impegni di lavoro. Incredibile, il cittadino ricorrente, le sue necessità di lavoro e costi non contavano. Oppure un Giudice di Pace che attiva una procedura irrituale, rimandando una udienza, solo perché il rappresentante del Sindaco che ha emesso la contravvenzione non si è presentato all’udienza. Peggio quando si incontra il Giudice che non ha letto gli atti nel fascicolo e intende chiudere al volo il ricorso (tanto si tratta di un divieto di sosta, …. insomma, lei ricorre per soli 36 euro! … e via dicendo), non prendendo atto che quel cittadino non è li per non pagare 36 euro ma per far valere un suo diritto. Peggio ancora quando si incontra un Giudice che, a fronte di una notula di un Legale, redatta a tariffario minimo, esempio 600 euro, ne dispone la liquidazione solo di 100 euro quando, nello stesso tempo, il valore di un intervento di un fontaniere per riparargli il lavandino ne costerebbe il doppio. Non parliamo delle udienze che saltano di giorno e/o di orario e le relative comunicazioni sono appese nei corridoi del tribunale invece di essere inviate a casa del ricorrente e/o allo studio legale che lo rappresenta.

Quando all’ennesimo ripetersi di uno di detti fatti ho chiesto al legale: A chi inviare una denuncia per far attivare un procedimento contro quel Giudice di Pace? Quale istanza devo inviare per farlo rapidamente valutare nel suo operato al fine di farlo “licenziare” o sanzionare? La risposta che ho ricevuto è stata: …. lascia perdere … non è possibile che siano perseguiti in tempi rapidi e certi … sono inamovibili …. Rassegnati. Il consiglio operativo che poi tutti ti danno è: … non ti provare poi a “sputtanarli” scrivendo agli organi di informazione perché allora si che la Giustizia arriva veloce e micidiale con condanne esemplari.

L’esame delle cariche sarebbe lunghissimo perché i “Piccoli Tiranni” sono numerosi e in ogni posizione, compresa la carica pubblica di usciere.
Sono nella Giustizia come nella Sanità, sono nella Scuola come nell’Università, sono ovunque vi è una carica pubblica prevista e pagata per servire Il cittadino.
Sono talmente diffusi che la maggior parte dei cittadini ritiene di non poterli abbattere, che siano un virus invincibile. ERRORE: Abbattere questi Piccoli Tiranni è possibile se ogni cittadino si alza e si organizza con gli altri cittadini che la pensano come lui.

Evitate di piangere e/o offendere, lasciate i programmi televisivi e dedicate una piccola parte del vostro tempo, con continuità, per monitorare il comportamento del Piccolo Tiranno di turno, segnalando pubblicamente quanto eccede.

Dedicate una piccola parte del vostro tempo a organizzarvi con altri al fine di attivare piccole manifestazioni vicino alla abitazione del Piccolo Tiranno per evidenziare il suo cattivo comportamento agli altri cittadini.

Per abbattere i Piccoli, numerosi micidiali Tiranni sono finalmente arrivate due armi letali: Internet e la posta elettronica.
Oggi, utilizzare tali armi letali consente ai cittadini di aggiornarsi rapidamente e organizzarsi con la posta elettronica, incontrando gli altri di persona solo per approvare o meno le azioni da intraprendere insieme.
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Per quanto sopra, chi ha intenzione di abbattere la tirannide scriva una e-mail a pierluigiciolli@coordinamentocamperisti.it

e… vediamo di organizzarci e insieme rovinare i sonni dei Piccoli e grandi Tiranni.

n. 118 gennaio/febbraio 2008

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