Veneti,

modificato 07:07 in Camper Bar
come steo?
Mi ben!
«134567

Commenti

  • modificato 07:07
    anca mi.
  • modificato 07:07
    teo digo luni dopo ca go visto quanti cumunisti che zè nda su!!!!
  • modificato 07:07
    Tuto aposto anca da ste parti.;)
  • modificato 07:07
    urca... manca il traduttore simultaneo....
    .... dall'etruschia centrale viterbese.....
    è il voler giudicare che ci sconfigge... (Col. Kurtz)


  • modificato 07:07
    Mmmmm, no voria vedare scrito in bergamasco, queo si che xè un diaeto che no se capise gnente.;)
  • modificato 07:07
    Ciao tosi, me piase che rispondei cussi!
    Par qunato che riguarda i comunisti, mi assaria star, mi pensaria invesse al nostro bel Veneto e al modo che vemo sempre vuo de tirarse fora dae rogne!!!
  • modificato 07:07
    Non sono veneto, ma mi piace molto la vostra lingua che per altro capisco benissimo (il ceppo è sempre padano), invidio molto il senso di appartenenza che avete alla vostra amata terra e alle vostre tradizioni, continuate così...


    viva el leon!!!
  • modificato 07:07
    A volte l'ignoranza crassa, mista al fanatismo, producono delle balle sesquipedali.. :( :D

    Sull'origine latina di questo dialetto italico, pare che non vi siano dubbi, seppure nei secoli si sia contaminato da elementi di lingua celtica, ma, per l'appunto, sono rimasti solo degli "elementi" marginali.

    Prova ne sia che se anch'io, che notoriamnete sono un sudista :) e quindi erede ed interprete di una lingua greco-romana, indi: latina; riesco a capire abbastanza agevolmente il dialetto veneto, beh... allora vuol dire che non è proprio una lingua di origine ostrogota.... :P

    Qui c'è un bel sitarello veneto che ci spiega il perchè e il percome....
    Ma vedi te se mi tocca pure dare delle dritte ai nordici sulle origini delle loro lingue.
    O_O

    http://www.raixevenete.net/documenti/doc570.asp
  • modificato maggio 2011
    [quote]SalvoSA:
    A volte l'ignoranza crassa, mista al fanatismo, producono delle balle sesquipedali.. :( :D

    Sull'origine latina di questo dialetto italico, pare che non vi siano dubbi, seppure nei secoli si sia contaminato da elementi di lingua celtica, ma, per l'appunto, sono rimasti solo degli "elementi" marginali.

    Prova ne sia che se anch'io, che notoriamnete sono un sudista :) e quindi erede ed interprete di una lingua greco-romana, indi: latina; riesco a capire abbastanza agevolmente il dialetto veneto, beh... allora vuol dire che non è proprio una lingua di origine ostrogota.... :P

    Qui c'è un bel sitarello veneto che ci spiega il perchè e il percome....
    Ma vedi te se mi tocca pure dare delle dritte ai nordici sulle origini delle loro lingue.
    O_O

    http://www.raixevenete.net/documenti/doc570.asp[/quote]

    [quote]Per concludere, il Venetico e' stata comunque una realta' linguistica ben definita e testimoniata. Scomparso come tutte le altre lingue italiche "inghiottite" dal latino e dalla romanita', deve essere comunque rimasto come sostrato sul latino importato in quelle regioni e, in ultima analisi, deve aver contribuito indirettamente anche ai peculiari caratteri di quello che viene chiamato il "latino aquileiese".[/quote]
    Il venetico è il veneto???O_O
  • modificato 07:07
    [quote]zetros:
    teo digo luni dopo ca go visto quanti cumunisti che zè nda su!!!![/quote]

    Xei ndà su o xei ndà xò???
    Tanto oramai no cambia gnente-
    Dx o sx sempre na bea cag.... a xè!!!!:(
  • modificato 07:07
    Ostregheta! Un saluto dal Portogallo, da un Veneto che vive in Sardegna..... eto capio qualcosaO_O

    Turistapercaso:)
  • modificato 07:07
    [quote]SalvoSA:
    A volte l'ignoranza crassa, mista al fanatismo, producono delle balle sesquipedali.. :( :D

    Sull'origine latina di questo dialetto italico, pare che non vi siano dubbi, seppure nei secoli si sia contaminato da elementi di lingua celtica, ma, per l'appunto, sono rimasti solo degli "elementi" marginali.

    Prova ne sia che se anch'io, che notoriamnete sono un sudista :) e quindi erede ed interprete di una lingua greco-romana, indi: latina; riesco a capire abbastanza agevolmente il dialetto veneto, beh... allora vuol dire che non è proprio una lingua di origine ostrogota.... :P

    Qui c'è un bel sitarello veneto che ci spiega il perchè e il percome....
    Ma vedi te se mi tocca pure dare delle dritte ai nordici sulle origini delle loro lingue.
    O_O

    http://www.raixevenete.net/documenti/doc570.asp[/quote]

    Sull'origine latina di questo dialetto italico, pare che non vi siano dubbi

    Adesso anche i cucumbrici si sentono in diritto di insegnarci le nostre lingue :):) e non sanno neanche distinguere tra lingua e dialetto...mah...
  • modificato 07:07
    [quote]turistapercaso:
    Ostregheta! Un saluto dal Portogallo, da un Veneto che vive in Sardegna..... eto capio qualcosaO_O

    Turistapercaso:)[/quote]

    Ma de dove sito turista?
    ;)
  • modificato maggio 2011
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....
  • modificato maggio 2011
    Come el soito, se parte dae sarese e se va finir sui cucumari!

    Chi che sa na' pagina pi' del libro, se el stesse fora dai coyoni!
  • modificato 07:07
    [quote]SalvoSA:
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....

    [/quote]

    Casomai a Trieste, da e me parti ghe xe i muss e le musse!

    Comunque, te si' pezo del FRESCHIN!
  • modificato 07:07
    [quote]petrol:
    Come el soito, se parte dae sarese e se va finir sui cucumari!

    Chi che sa na' pagina pi' del libro, se el stesse fora dai coyoni![/quote]

    imageimage
  • modificato 07:07
    [quote]SalvoSA:
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....

    [/quote]

    A scavar troppo va a finire che si arriva all'inferno.....):):):)

    Il Veneto discende dal Latino? Va bene, però c'è un particolare, il latino deriva dal celtico e quindi il cerchio si chiude....
    L'ho sempre detto, la cultura non è uno strumento che si possa usare a proprio piacimento, bisogna usarla...ma con parsimonia...;);)

    Dunque, è ipotizzabile che in un'epoca assai remota (fra il terzo e il secondo millennio a.C.) i progenitori dei Latini risiedessero, come gli altri popoli indoeuropei, a nord delle Alpi, in una regione compresa fra l'Europa centrale e l'Asia.

    e ancora

    L'importanza del latino nell'Italia antica si afferma solo gradata mente. Alle origini il latino è solamente la lingua di Roma, una piccola città circondata da una serie di centri minori (Lanuvio, Preneste, Tivoli) nei quali si parlavano dialetti latini, o comunque affini al lati no (il falisco: lingua dell'antica città di Falerii). Già a pochi chilometri da Roma, si parlavano lingue molto diverse: l'etrusco e soprattutto il gruppo indoeuropeo delle lingue italiche, con l'umbro a nord e l'osco a sud fino all'attuale Calabria. Nell'Italia settentrionale si parlavano altre lingue indoeuropee come il ligure, il gallico e il venetico. Il greco era diffuso nelle numerose colonie della Sicilia e della Magna Grecia. Fino a tutta l'età repubblicana, la situazione linguistica dell'Italia ri mase molto variegata: il plurilinguismo era una condizione comune, e i primi autori della letteratura latina (ad esempio Ennio e Plauto) pa droneggiavano latino, greco e osco.

    http://www.luzappy.eu/latino_terzad/storia_lingua.htm
  • modificato 07:07
    [quote]fiordox:
    [quote]SalvoSA:
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....

    [/quote]

    A scavar troppo va a finire che si arriva all'inferno.....):):):)

    Il Veneto discende dal Latino? Va bene, però c'è un particolare, il latino deriva dal celtico e quindi il cerchio si chiude....
    L'ho sempre detto, la cultura non è uno strumento che si possa usare a proprio piacimento, bisogna usarla...ma con parsimonia...;);)

    Dunque, è ipotizzabile che in un'epoca assai remota (fra il terzo e il secondo millennio a.C.) i progenitori dei Latini risiedessero, come gli altri popoli indoeuropei, a nord delle Alpi, in una regione compresa fra l'Europa centrale e l'Asia.

    e ancora

    L'importanza del latino nell'Italia antica si afferma solo gradata mente. Alle origini il latino è solamente la lingua di Roma, una piccola città circondata da una serie di centri minori (Lanuvio, Preneste, Tivoli) nei quali si parlavano dialetti latini, o comunque affini al lati no (il falisco: lingua dell'antica città di Falerii). Già a pochi chilometri da Roma, si parlavano lingue molto diverse: l'etrusco e soprattutto il gruppo indoeuropeo delle lingue italiche, con l'umbro a nord e l'osco a sud fino all'attuale Calabria. Nell'Italia settentrionale si parlavano altre lingue indoeuropee come il ligure, il gallico e il venetico. Il greco era diffuso nelle numerose colonie della Sicilia e della Magna Grecia. Fino a tutta l'età repubblicana, la situazione linguistica dell'Italia ri mase molto variegata: il plurilinguismo era una condizione comune, e i primi autori della letteratura latina (ad esempio Ennio e Plauto) pa droneggiavano latino, greco e osco.

    http://www.luzappy.eu/latino_terzad/storia_lingua.htm[/quote]

    quanti glottologi e filologi..non ho mai avuto il piacere di incontrarvi.forse sarebbe il caso di cam biare il tavolo di confronto!
  • modificato 07:07
    Noto che anche un innocuo argomento come il dialetto veneto è diventato il pretesto per innescare una sterile polemica e per dar corpo ai rancori personali. La cosa mi disturba, anche se sono piemontese e non veneto, perchè chi usa il forum come se fosse il suo salotto privato, dimostra di avere la più totale insensibilità verso coloro che hanno aperto il post con il solo intento di parlare del loro dialetto. Suvvia signori, dimostrate un po' di rispetto per gli altri e non appropriatevi, per le vostre diatribe, di un post che non vi appartiene.
  • modificato 07:07
    [quote]petrol:
    [quote]SalvoSA:
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....

    [/quote]

    Casomai a Trieste, da e me parti ghe xe i muss e le musse!

    Comunque, te si' pezo del FRESCHIN![/quote]

    Non conosco il FRESCHINI e se hai qualcosa da recriminare prenditela con questi glottologi-intellettuali veneti e non mi pare proprio che sbandierino senza orgoglio, le loro radici culturali :

    http://www.raixevenete.net/
  • modificato 07:07
    [quote]SalvoSA:
    [quote]petrol:
    [quote]SalvoSA:
    Che ci tocca fare.. lavare la "testa ai muli" è un'arte che richiede pazienza.
    partiamo dalla fine del documento linkato in precedenza, poi chi vuole può approfondire...

    Aspetti linguistici

    Anche dal punto di vista linguistico il passaggio dal venetico al latino fu lento e graduale. Un elemento che presumibilmente favorì questo trapasso fu, come abbiamo gia' visto, la stretta somiglianza della lingua Venetica con quella latina, che doveva suonare all'orecchio dei Veneti niente affatto estranea: il Venetico infatti presenta a tutti i livelli (fonetica, morfologia, lessico) notevolissime affinità con il latino (ciò ha portato a formulare l'ipotesi che in un'epoca molto antica, precedente agli stanziamenti nelle rispettive sedi storiche, i due popoli fossero insediati in aree vicine e parlassero due lingue molto simili, quasi due dialetti della stessa lingua.....

    Chi erano i Veneti?

    L' "ethnicum" dei Veneti è presente nella tradizione allo scopo di individuare popolazioni stanziate in svariate aree del mondo antico, dall'Asia Minore (i Veneti tro.iani"), alla penisola balcanica (gli Eneti illirici), dall'Europa settentrionale e centrale... alla regione laziale (sono ricordati da Plinio come uno dei popoli laziali scomparsi ai suoi tempi). Come e' possibile osservare, tale "ethnicum" è presente in aree diverse e lontane le une dalle altre; e la cosa ha una sua precisa ragione di essere.

    La questione dell'amplissima diffusione del termine "Veneti" è stata affrontata dagli studiosi solo su base linguistica, mancando l'apporto della documentazione storico-archeologica....

    A.L.Prosdocimi, nel tentativo di definire che cosa rappresenti l'etichetta "Veneti," precisa che il termine è sinonimo di Indoeuropei e che, nella fattispecie, "i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto o era avviato a divenirlo". Mentre gli altri Veneti menzionati dalle fonti letterarie non risultano ancorati a nessuna realtà storico-culturale, solamente per i Veneti dell'Adriatico si è andata creando una sorta di mitistoria, cui corrisponde una ricchissima documentazione archeologica, supportata dalla conoscenza seppur parziale della lingua e della scrittura.

    I Veneti nella tradizione letteraria latina

    Tito Livio e Virgilio, "voci ufficiali" del nuovo regime instaurato da Ottaviano Augusto, ricollegano i Veneti ad Antenore, eroe scampato alla distruzione di Tro.ia e mitico fondatore di Padova. Tito Livio racconta che morto Pilemene a Tro.ia, gli Eneti, già cacciati dalla Paflagonia, senza una patria e una guida, si rivolsero ad Antenore (Liv. I, 2-3): "con un gruppo di Eneti, ... Antenore pervenne nella parte più interna dell'Adriatico, e cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i tro.iani occuparono quelle terre... L'intera gente prese il nome di Veneti".....

    Plinio il Vecchio, che scrive nel primo secolo d. C., si richiama a Catone, autore vissuto tra III e II secolo a. C., per qualificare i Veneti di "stirpe tro.iana" (Plin. Nat. Hist. III, 130: ). Risulta significativo che Plinio citi Catone, un autore alquanto antico, piuttosto che Virgilio o Livio, letterati vissuti nel I secolo a. C., che, nel clima di esaltazione politica e di propaganda della grandezza di Roma, promossa dall'imperatore Augusto, fanno provenire i Veneti dalla Paflagonia dopo la distruzione di Tro.ia.....

    Il Veneto, fin dagli albori della sua storia, si è sempre rivelato una terra di passaggio, di scambi (si pensi al commercio dell'ambra, dei metalli, delsale, del vino, della ceramica di provenienza attica), di accoglienza, e di commistione di civiltà, fra l'Egeo e l'Europa centrale, fra il mondo dei Greci e la civiltà etrusca, fra i Celti ed i Romani.

    I reperti della "civiltà Atestina"

    Nel 1876, presso la stazione ferroviaria dell'odierna cittadina di Este, nel corso di lavori agricoli emersero due tombe di cremati, dotate di un ricchissimo corredo di vasi fittili e bronzei (fra i materiali vanno senz'altro segnalati due splendidi vasi di bronzo decorati con animali fantastici e figure umane). L'allora Conservatore del piccolo Museo estense, Alessandro Prosdocimi, diede il via ad una serie di campagne di scavo che, fra il 1876 e il 1882, portarono alla luce centinaia di sepolture: i ricchissimi materiali rinvenuti in quei contesti sepolcrali costituiscono ancor'oggi la maggior parte del patrimonio archeologico della protostoria Atestina. Nel 1882 lo stesso Prosdocimi pubblicò nelle Notizie degli Scavi un ampio articolo in cui, dopo sei anni di incessanti indagini di scavo e clamorose scoperte, tracciò il quadro di una nuova civiltà: la civiltà Veneta preromana poteva dirsi uscita dal mondo dell'intuizione e dell'erudizione leggendaria, per entrare a pieno titolo nella vasta problematica della protostoria italiana ed europea...

    Il "topos" dei cavalli veneti

    Il poeta greco Alcmane, vissuto alla metà del VII secolo a. C., ricorda "un cavallo vigoroso corsiero [...] enetico" e dei "puledri enetidi [...] dalla Enetide, regione dell'Adriatico" (Alcman. fr. 1, 46-51; 172 = Voltan 4-5). Alcmane, che si ricollega ad Omero quando definisce la terra di origine degli Eneti "il paese delle mule selvagge", è il primo autore a menzionare quello che diventerà il "topos" dei cavalli veneti e che avrà un largo seguito presso i successivi autori greci e latini.
    (N.B. - VI DICE NIENTE IL FATTO CHE ANCORA OGGI IN VENETO SI USA IL TERMINE "MULA"?)

    La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura


    Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l'acquisizione dell'alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio).....

    [/quote]

    Casomai a Trieste, da e me parti ghe xe i muss e le musse!

    Comunque, te si' pezo del FRESCHIN![/quote]

    Non conosco il FRESCHINI e se hai qualcosa da recriminare prenditela con questi glottologi-intellettuali veneti e non mi pare proprio che sbandierino senza orgoglio, le loro radici culturali :

    http://www.raixevenete.net/

    [/quote]

    Francamente, no me ne frega un'ostia!
  • modificato 07:07
    [quote]Roussillon:
    Noto che anche un innocuo argomento come il dialetto veneto è diventato il pretesto per innescare una sterile polemica e per dar corpo ai rancori personali. La cosa mi disturba, anche se sono piemontese e non veneto, perchè chi usa il forum come se fosse il suo salotto privato, dimostra di avere la più totale insensibilità verso coloro che hanno aperto il post con il solo intento di parlare del loro dialetto. Suvvia signori, dimostrate un po' di rispetto per gli altri e non appropriatevi, per le vostre diatribe, di un post che non vi appartiene.

    [/quote]

    Brao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
  • modificato 07:07
    Prima lession:

    cossa vol dir cucumaro?
  • modificato 07:07
    [quote]Roussillon:
    Noto che anche un innocuo argomento come il dialetto veneto è diventato il pretesto per innescare una sterile polemica e per dar corpo ai rancori personali. La cosa mi disturba, anche se sono piemontese e non veneto, perchè chi usa il forum come se fosse il suo salotto privato, dimostra di avere la più totale insensibilità verso coloro che hanno aperto il post con il solo intento di parlare del loro dialetto. Suvvia signori, dimostrate un po' di rispetto per gli altri e non appropriatevi, per le vostre diatribe, di un post che non vi appartiene.

    [/quote]

    Me fa piasere Roberto che te sia intervenuo.
    Dopo averte conosuo al raduno, te reputo persona rispettabilissima e di altissima cultura.
    Grasie par e to paroe in difesa nostra.;)
  • modificato 07:07
    [quote]Roussillon:
    Noto che anche un innocuo argomento come il dialetto veneto è diventato il pretesto per innescare una sterile polemica e per dar corpo ai rancori personali. La cosa mi disturba, anche se sono piemontese e non veneto, perchè chi usa il forum come se fosse il suo salotto privato, dimostra di avere la più totale insensibilità verso coloro che hanno aperto il post con il solo intento di parlare del loro dialetto. Suvvia signori, dimostrate un po' di rispetto per gli altri e non appropriatevi, per le vostre diatribe, di un post che non vi appartiene.

    [/quote]

    Egregio Roussillon, Lei dev'essere un pò strabico, legga bene com'è cominciata la querelle, chi ha fatto allusioni alquanto polemiche, seppur il lingua veneta, e devre avere anche una concezione alquanto originale su come ci si comporta nei topic. Il salotto privato, semmai, lo fanno coloro che pretendono di parlare, tra di loro, un dialetto non comprensibile a tutti, quindi escludendo in partenza tutti coloro che non comprendono tale dialetto o lingua che dir si voglia, quindi se proprio non può esimersi dal fare QUALCHE INUTILE CRITICA, lo faccia nella direzione corretta.

    Per quanto mi riguarda, non ci ho trovato niente di male nel voler parlare in un dialetto-lingua italo-veneta-latina, prova ne sia che vi ho partecipato con piacere e per la parte che pensavo di conoscere o capire.
    Ed eviti, se ci riesce, di essere insultante con i forumisti, laddove si permette di ipotizzare che qualcuno "si voglia appropriare di un topic non suo", perchè i topics una volta aperti sono di tutti, forse Lei questo non lo sa, ed è ora che qualcuno glieLa dia questa triste notizia.
    Saluti
  • modificato maggio 2011
    Casomai a Trieste, da e me parti ghe xe i muss e le musse!

    Comunque, te si' pezo del FRESCHIN![/quote]

    Non conosco il FRESCHINI e se hai qualcosa da recriminare prenditela con questi glottologi-intellettuali veneti e non mi pare proprio che sbandierino senza orgoglio, le loro radici culturali :

    http://www.raixevenete.net/

    [/quote]

    Francamente, no me ne frega un'ostia![/quote]

    Se non te ne frega niente allora evita di quotare inutilmente.
  • modificato 07:07
    Hai notato che tutto sommato solo quando "i soliti noti" intervengono da lor pari nel forum si crea tensione?

    Ti sei mai chiesto il perche??

    Mi sa di si , ma la storia non ti è di conforto, chi cerca rogna di solito la trova

    Ai posteri l'ardua sentenza.

    Magari xche siamo tutti gelosi del tuo depositar della saggezza chi lo sa????
  • modificato 07:07
    Tornemo a noaltri, cucumaro, cossa xe?
  • modificato 07:07
    El sarà el meon mi penso!!!

    Indovineo! Che diferensa ghe xe tra catalpa e socara?? :D

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